Una scena de “La dodicesima notte” di Shakespeare al Teatro della Pergola di Firenze
Con due prime nazionali la Fondazione Teatro della Toscana ha aperto a Firenze la stagione della Pergola e del Teatro di Rifredi: rispettivamente con La dodicesima notte di William Shakespeare nella traduzione di Orazio Costa (adattata da Filippo Gentili) diretta da Pier Paolo Pacini e con L’amico ritrovato di Fred Uhlman adattato da Josep Maria Mirò per la regia di Angelo Savelli. Due spettacoli di notevole livello con attori molto giovani. Ben dieci quelli impegnati nel gioco shakespeariano di metamorfosi e travestimenti, a partire da quello di Viola che si finge Cesario con gli abiti del gemello Sebastiano e i conseguenti disguidi amorosi in un clima scherzoso che comunque non impedisce la riflessione anche seria sulla distanza tra l’essere e l’apparire: tema che dopo quattro secoli torna d’attualità nell’era dei social e delle identità ritoccate per cercare di sembrare virtualmente ciò che non siamo o comunque migliori di quello che siamo nella realtà.
Nell’atmosfera favolistica il coinvolgimento del pubblico è totale, anche perché il Saloncino «Paolo Poli» (che ospita la rappresentazione in attesa della riapertura della Sala grande della Pergola attualmente in restauro) non prevede palcoscenico, ma solo uno spazio deputato principale che permette poi agli attori di muoversi anche tra il pubblico, che si diverte e alla fine applaude convinto (nell’ordine di apparizione) Federica Lea Cavallaro, Marco Santi, Luca Pedron, Greta Bendinelli, Fabio Facchini, Federico Serafini, Manuel D’Amario, Maddalena Amorini, Giulia Weber e Davide Arena. Le rappresentazioni de La dodicesima notte proseguono fino al 20 ottobre, mentre si sono concluse domenica al Teatro di Rifredi le repliche de L’amico ritrovato, nota storia trasposta anche in cinema di due sedicenni che nella Germania degli anni Trenta diventano inseparabili nonostante siano uno il figlio di un medico ebreo e l’altro il rampollo di una ricca famiglia aristocratica.
A infrangere la loro amicizia sarà solo l’ascesa del nazismo. Il regista Savelli guida Mauro D’Amico, Federico Calistri e Roberto Gioffrè (l’unico fuori quota tra i giovani attori) in una sorta di «ricerca del tempo perduto», poetica e civile al tempo stesso, grazie alla efficace e toccante riduzione del testo di Uhlman realizzata dal drammaturgo catalano Miró, che proprio al suo arrivo a Firenze nel fine settimana scorso ha ricevuto la telefonata del ministro della Cultura spagnolo che lo informava dell’assegnazione da parte del governo iberico del Premio nazionale di Letteratura drammatica per il testo Il corpo più bello che si sia visto da queste parti, proposto tra l’altro in Italia a ottobre 2021 nella lettura di Maddalena Crippa con la traduzione, guarda caso, di Savelli.
Mirò, sabato scorso prima della replica serale de L’amico ritrovato, ha partecipato anche alla presentazione del libro di Fabio Francione, Sguardi sul teatro contemporaneo, in cui compare una sua intervista assieme a quelle di sedici tra registi, drammaturghi e compagnie teatrali internazionali.