"Dolce amico mio, timido compagno mio, ripartiamo da te e dalla tua bellissima vita in mezzo a noi, per la quale siamo qui a dirti grazie e per la quale siamo qui a dire grazie. Ma saresti tu il primo a dirci che questo grazie va girato alla gente che ti ha cresciuto, e alla tua mamma al tuo papà, a Francy e a Maria Carla, senza di loro non saresti tu e noi non saremmo noi oggi". Inizia con queste parole il lungo e commosso ricordo di don Luciano Manenti nell'omelia per Piermario Morosini, il giocatore 25enne del Livorno morto sabato scorso durante una partita con il Pescara. I funerali sono svolti nella Chiesa di San Gregorio Barbarigo a Bergamo, alla presena di centinaia di persone.Don Luciano conosceva bene Piermario e lo ha descritto con amore. "Tu non sei un prodigio strano che non si possa cogliere o capire e riprodurre nella nostra storia e nella storia dell'umanità. Tu sei venuto dalla terra e noi siamo uomini di terra. Sei venuto da terra semplice dove la santità non è eccezionale, ma è normale, perchè la fede è una roba da uomini normali. Era normale un Papa che dava le carezze, una giovane operaia, un papà e una mamma fortissimi in questi mesi. La fede di queste terra è la fede dei nostri ragazzi", prosegue don Luciano."Questa gente silenziosa per la quale il silenzio era troppo alto per dirti 'ti amò, è la fede della tua famiglia, della tua Anna, del tuo oratorio, della tua fede. Dentro di noi siamo cambiati, io mi sento più amato da Dio. In questi giorni ho combattuto con la paura di non essere all'altezza di governare la mia vita e vedendo la mia fragilità mi spingeva in un abisso e ho combattuto e Dio è stato qui con me, non mi ha chiesto di essere niente, di credere o di non cedere. E solo questo, dolce amico mio, mi permette adesso di chiamarti figlio". Poi don Manenti ricorda le parole dello stesso Piermario. "Mi ha detto un giorno: di fronte alla mia vita ho più grazie da dire, che recriminazioni da fare". Infine la conclusione con il saluto e il ringraziamento per gli insegnamenti che Piermario ha saputo dare. "Dio è la creatura più disarmata dell'universo perchè solo in questo modo ci permette la vita e dice che è santa e bella. Ed è per questo motivo che in questi giorni sei stata la sua immagine più bella, creature disarmate che vuol dire creature in pace, capaci di pace. Grazie perchè in questi giorni mi hai insegnato ad essere papà, ed ho capito di più cosa vuol dire che Dio è nostro papà", ha concluso don Luciano.
"Ripartiamo da te e dalla tua bellissima vita in mezzo a noi, per la quale siamo qui a dirti grazie". Così il commosso ricordo di don Luciano Manenti nell'omelia per i funerali del calciatore del Livorno morto sabato scorso durante una partita a Pescara.
Italo Cucci sulla morte del giovane calciatore (da Radio inBlu)
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