Se la Turchia ospita anche il cammino che ripercorre gli spostamenti missionari di san Paolo, è in Nordafrica la rotta che segue invece i passi di sant’Agostino, il Dottore della Chiesa nativo di Tagaste, nell’attuale Algeria. La Via Augustina segue una tratta di andata, costiera, da Tunisi all’algerina Annaba – l’antica Ippona, città vescovile di Agostino, la cui basilica festeggia proprio quest’anno un secolo dalla consacrazione – e una di ritorno che passa per Tagaste. Il tutto per 605 km e trenta giornate di cammino.Anche sotto il Sahara esistono luoghi dove il sacro si respira in modo intenso, mete di pellegrinaggi a piedi compiuti tradizionalmente dalla popolazione locale. Quello forse più suggestivo è Lalibela, in Etiopia, con Axum uno dei centri spirituali dell’antichissima Chiesa ortodossa “tewhaedo” (50 milioni di fedeli), famoso per le sue meravigliose chiese rupestri. In occasione delle principali festività religiose, in particolare il Timkat – l’Epifania – migliaia di fedeli abbigliati nel tipico abito bianco camminano per settimane e anche mesi, spesso a piedi nudi, dormendo all’addiaccio, per venire fino a qui. E anche se oggi sono in molti ad arrivare in autobus, e c’è perfino chi prende un volo da Addis Abeba per una visita rapida da immortalare con lo samrtphone, il luogo non ha perso quella sacralità che affonda le radici al tempo degli apostoli. Conserva invece una memoria di dolore il santuario di Nostra Signora di Kibeho, in Ruanda, dove tra il 1981 e il 1989 la “Nyina Wa Jambo”, ovvero la “Madre del Verbo”, apparve ad alcune studentesse, e che sarebbe poi stato teatro di violenze efferate nel contesto del genocidio di vent’anni fa. Oggi il santuario, già meta di pellegrinaggi, è al centro di un intervento congiunto della Chiesa cattolica ruandese e del Rwanda Development Board che punta a creare le strutture necessarie a una venerazione che va allargandosi ben oltre la comunità locale.Sono legati alla devozione mariana anche i principali cammini d’Asia, espressione di una fede minoritaria quanto vigorosa. Mariamabad, in urdu “Città di Maria”, è un antico insediamento cristiano nella provincia pachistana del Punjab, dove sorge un santuario veneratissimo e ritenuto miracoloso. Ogni anno, dal 9 all’11 settembre, qui si celebra una grande festa, e migliaia di pellegrini da tutto il Paese convergono in quest’area remota. L’evento, tuttavia – in una zona del mondo dove i diritti delle minoranze religiose sono ben poco tutelati –, catalizza purtroppo anche episodi di intolleranza. Spesso i fedeli che partecipano al cammino da Lahore a Mariamabad subiscono molestie, anche da parte della polizia, mentre i venditori e i ristoratori lungo la via rifiutano di servire loro cibo e bevande, adducendo il presunto divieto per i musulmani di condividere le stoviglie con "infedeli". Salvo il fatto che non pochi pellegrini sono essi stessi di religione islamica, magari alla ricerca di una grazia da parte di Mariam, anche da loro venerata… Un dettaglio, quest’ultimo, che offre un parallelismo con la basilica di Nostra Signora della Salute, a Vailankanni, nello Stato indiano del Tamil Nadu, 2.400 km a sudest di Delhi. Qui, il "cammino standard" inizia a Puducherry e dura quattro giorni, con i pellegrini che si nutrono di ciò che è disponibile lungo il cammino e dormono ai bordi della strada. Ma in molti partono da Chennai, aggiungendo cinque giorni di marcia sulla “East Coast Road”. «Sulla via si incontrano cristiani ma anche fedeli di altre religioni, che riconoscono la potenza di questo santuario», spiega Das, che da diciassette anni serve i pellegrini nel suo piccolo ristoro di Muthialpet. Dei venti milioni di persone che annualmente visitano Vailankanni, la metà è costituita da non cristiani, perlopiù indù.
La devozione verso la Madonna è all’origine di infiniti esempi di cammini, processioni, pellegrinaggi in tutti i continenti. In America Latina, a fianco della già nominata Aparecida, col suo Caminho da fé, è impossibile non citare il santuario messicano di Guadalupe (con il relativo itinerario di quindici giorni dagli Stati di Queretaro e Guanajuato), la Virgen di Chiquinquirá, in Colombia, o ancora la basilica di Luján, in Argentina, dove ogni anno, a ottobre, convergono i giovani (l’anno scorso due milioni e mezzo) partecipanti alla marcia di 60 km da Buenos Aires.Il modello contemporaneo del trekking dello spirito è arrivato perfino in Oceania. Sei anni fa, nell’Ovest australiano, è nato il “Camino Salvado-Pilgrim Trail”, un percorso che dalla chiesa di San Giuseppe a Subiaco, vicino a Perth, porta fino alla città monastica di New Norcia, nel Wheatbelt, dove sorge l’abbazia benedettina fondata nel 1846 appunto da padre Rosendo Salvado per evangelizzare gli aborigeni. Nei 160 km di marcia, i pellegrini attraversano luoghi di interesse storico e naturalistico, come il parco nazionale di Walyunga o la valle di Chittering. «Il “Pilgrim Trail” è un’esperienza di riflessione e di rinnovamento – spiegano gli organizzatori – pensata per tutti: le persone di fede, quelli che la fede non ce l’hanno e quelli che la stanno cercando». E scelgono di farlo camminando.