Si definisce «innamorata della Bibbia», che ha accompagnato passo dopo passo la sua crescita «fin dalle scuole elementari in Svezia, dove questo libro era sempre presente. Partecipando in seguito ai "campi Bibbia", organizzati dallo scautismo femminile francese, ho scoperto la bellezza, come direbbe il nostro caro Papa Francesco, dei testi che tutti dovrebbero conoscere, leggere e rileggere: vorrei dire farne l’amico più caro, che attende solo di essere sfogliato e che non ci abbandona mai, per trarne spunto per la propria vita e speranza, per il proprio impegno». A 77 anni Agnese Cini, teologa e fondatrice dell’associazione Biblia, parla con toni vibranti e appassionati della Scrittura.
Il testo biblico, dunque, ha segnato profondamente la sua esperienza.«Ho voluto trasmettere questa passione ai capi dell’Associazione guide e scout cattolici italiani dando inizio ai "campi Bibbia", dove si studia, si legge, si gioca e si canta con la Scrittura, in una situazione di essenzialità e amicizia. Allo stesso tempo mi sono resa conto che, insieme all’età che avanzava, doveva crescere anche una conoscenza più profonda; così presi la licenza e il dottorato in teologia biblica. Mi illudevo in quegli anni di poter poi insegnare in qualche seminario, per portare una voce e una sensibilità femminile ai futuri sacerdoti che anche di donne avrebbero dovuto occuparsi nel loro mandato. Ma i tempi non erano maturi e non fui accolta».
Come ha tesaurizzato la sua preparazione culturale e spirituale?«Già prima del Concilio si avvertiva il desiderio di avvicinarsi personalmente alla Bibbia, non solo attraverso le omelie o la catechesi nelle parrocchie. Così trent’anni fa ho fondato "Biblia", associazione laica di cultura biblica, aperta a chiunque desideri conoscere o approfondire l’Antico e il Nuovo Testamento e le sue riletture. Abbiamo circa 500 soci e altrettanti simpatizzanti, proponiamo in varie città convegni e corsi; i nostri relatori provengono per la maggior parte dal mondo cristiano, ebraico e universitario. Dal 2010 abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa con il ministero dell’Istruzione, perché le nuove generazioni ignorino meno di quella attuale la ricchezza dei testi biblici e i valori che essi propongono».
Cosa pensa delle recenti nomine femminili all’interno della Curia romana?«La donna nella Chiesa ha avuto sempre un ruolo marginale, anche se indispensabile: presente nelle opere di carità, segreteria, catechesi e quant’altro, ma meno nelle sfere decisionali, istituzionali o accademiche. Ma donne coraggiose e teologhe decise stanno ormai sempre più affermandosi anche nel mondo ecclesiale e nelle università pontificie. Fra l’altro ho scoperto che le associazioni di dialogo interreligioso e interconfessionale sono state fondate e rette da donne, forse per il loro forte desiderio di collaborare alla crescita della Chiesa accanto agli uomini (non sopra né sotto, come recita un bellissimo midrash); forse per la loro capacità dialogica e vitale (hanno spesso dovuto crescere ed educare figli). È tempo che queste ondate sporadiche diventino una componente essenziale della Chiesa, come vogliono i tempi, come esprimono le parole profetiche di Papa Francesco, com’è il mondo stesso composto per volere divino di maschi e femmine».
Le figure di donna dell’Antico Testamento a lei più care?«Le donne sono ben presenti e attive nella storia della salvezza. Tutte hanno qualcosa da insegnarci, a partire da Eva, madre di tutti i viventi, e dalle quattro matriarche Sara, Rebecca, Lia e Rachele. Una caratteristica comune a molte è l’astuzia che, unita alla tipica sensibilità femminile, sembra incarnare il famoso detto di Gesù rivolto ai dodici discepoli: "Siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe". Basti pensare alla fede coraggiosa di Tamar e a quella scelta dalle straniere Rachav e Rut, alla scaltrezza politica della bella Betsabea, madre di Salomone: tutte menzionate nella genealogia matteana di Gesù, quindi sue antenate! Altre eroine indimenticabili? La profetessa Debora e la coraggiosa Giaele, la regina Ester e l’intrepida Giuditta che salvarono il loro popolo; la sterile e fedele Anna, che pregando ottenne la grazia di un figlio poi offerto al Signore ringraziandolo con un famoso "Cantico". Anche se in minoranza, rappresentano un faro prezioso per tutte le donne che desiderano impegnarsi seriamente nella propria missione per divenire (ciascuna secondo le proprie peculiarità, insieme all’uomo) un’immagine di Dio sulla terra. La loro presenza attiva e coraggiosa invita le donne a sentirsi pienamente corresponsabili della storia dell’umanità, che ha bisogno di uomini e di donne a guidarne le sorti».
E nel Nuovo Testamento? «Le donne sono meno presenti, ma alcune, e solo loro, hanno avuto il privilegio di una rivelazione particolarmente chiara e importante: la Samaritana, alla quale Gesù rivelò di essere il Messia atteso, e Maria Maddalena, cui Gesù confidò di essere il Risorto. Mi è sempre stata cara la cananea, che per prima aprì la strada e il cuore di Gesù all’attenzione per i pagani. Devo però confessare che da qualche tempo Maria è la figura che sento più vicina. Non solo perché, come lei, ho perso il mio amato figlio maggiore, morto tragicamente a 38 anni, ma anche perché ho visto in lei un modello prezioso per ogni mamma: la sua presenza fedele e discreta accanto a Gesù mi insegna a cercare di stare vicino ai figli senza abbandonarli mai né opprimerli con ordini o consigli non richiesti, lasciarli fare le loro scelte, con lievi osservazioni se occorre, ma con dolcezza e rispetto».
Fra le bibliste, qualcuna ha segnato particolarmente la sua formazione?«Ci sono state nel passato donne che studiavano, scrivevano e testimoniavano la loro fede. Alcune che mi hanno particolarmente colpita: la "madre del sufismo" Rabi’ah, Caterina da Siena, Teresa d’Avila, Edith Stein e Liana Millu. Arrivando a oggi, la filosofa ebrea Cathérine Chalier, Anne Marie Pelletier e Fiorenza Schüssler».
Qualche suggerimento per favorire la conoscenza della Scrittura fra le donne?«Penso che se la donna non è stata e non è oggi abbastanza presente nelle istituzioni ecclesiastiche e accademiche sia in gran parte anche colpa sua. Se vuole aver parte alla crescita della fede, deve certamente esserne una testimone credibile, ma occorre anche una preparazione accurata, bisogna studiare incessantemente ed essere preparate. Solo così possiamo dare una mano a correggere quell’ignoranza dei testi biblici accusata da più parti».