Raffaella Carrà, esce con la raccolta "Ogni volta che è Natale" (foto di Iwan Palombi)
Un lustro senza la Raffa. Assenza, più acuta presenza. Ma lei torna e lo fa cantando. La verve è sempre quella, di una giovanotta (classe 1943), anzi di un Jovanotti. La velocità e lo spirito da Peter Pan- al femminile - di un Valentino Rossi. L’ironia tagliente della scuola, ad Alto gradimento, Arbore-Boncompagni e la nostalgia di un Mastroianni che ricorda nostalgica per «gli spaghetti al tonno: Marcello li voleva mangiare ogni vigilia di Natale. E adesso li cucino anch’io». Il caschetto biondo e lo stile inconfondibile da «donna libera» - prima che regina delle showoman nazionalpopolari - è invece la sua cifra: quella dell’eterna, unica, inconfondibile Raffaella Carrà. In tv non la vediamo da un po’, è reduce da «lunghi viaggi». E la Raffa te li racconta con il tono fatato della Maga Maghella. In una delle sue sieste, per magia ha scovato sul web una voce «Angelica», che è il nome della dodicenne filippina con cui ha inciso una traccia “fantasma”. Un brano-dono senza titolo finito magicamente nella raccolta Ogni volta che è Natale (Sony): cd esce il 30 novembre, in quattro distinte versioni e un inedito Chi l’ha dettoche può diventare il primo tormentone invernale.
Intanto questo «è il primo disco che incido senza Gianni (Boncompagni)... Ma non voglio commuovermi... Era tanto che mi chiedevano di fare un cofanetto di Natale. Su 60-70 canzoni ne ho selezionate 10 e sono soddisfatta di tutte quante. Unico “dolore” Feliz Navidad: avrei voluto farne una versione in reggaeton... Ma niente, non hanno voluto inserirla. Io comunque l’ho registrata, ce l’ho!». Questo disco è il regalo di Natale che Raffaella fa al suo pubblico sparso in tutto il pianeta e in cambio chiede: «Per favore, aboliamo la parola litigare, e soprattutto la cattiva abitudine di fare lite. Perché la lite sfocia sempre nella violenza e la maggior parte delle volte i danni più gravi poi ricadono sulle donne... Il rifiuto di andare all’ultimo appuntamento. È quello più pericoloso... A me non piace mai lanciare spot o messaggi retorici, ma pace e amore in ogni sua declinazione è ciò che ho voluto trasmettere con questo disco ».
Un cd di standard tradizionali, da White Christmans «che ho cercato di fare in stile swing, alla Sinatra» (uno dei suoi flirt giovanili che la resero popolare anche in America) all’Happy Xmas (War is over «di Lennon, che con l’arrangiamento a mo’ di valzer secondo me è venuta una magia». Latineggia e ha tanta voglia di ballare la Raffa quando accenna La Marimorena «ascoltatela e vediamo se non vi scatenate anche voi». Unico brano fuori dal coroHalleluja «di Leonard Coen: non’ è una canzone natalizia, ma ha una spiritualità incredibile e mi ha sempre affascinato, perciò ho voluto che ci fosse».
La proverbiale grinta della Carrà che non dimentica di essere «quella che ha fatto il Tuca Tuca, ma con Gianni anche tanta altra musica che fa stare bene. C’è gente che mi dice: “Quando mi sento giù mi metto a cantare Come è bello far l’amore o Fiesta e sto subito meglio”. Ci sono canzoni come Rumore che non si spiega, ma non hanno tempo e continuano a far star bene chi le ascolta». L’elisir dei brani di lunga durata per lei è semplice: «Un buon testo orecchiabile, una buona melodia avvolgente e quella canzone scavalca tutti i confini e viaggia per il mondo». Raffa va oltre ogni limite e confine. Nello showbiz italico oltre a muoversi da sempre da rivoluzionaria («per me era tutto naturale, grazie anche a uomini che hanno avuto fiducia in me») e in piena libertà. Così è diventata la nostra maggiore icona gay. È anche la più amata degli italiani in Spagna. Mentre qui da noi, nei giorni scorsi ha detto di sentirsi un “milite ignoto”. «Era una battuta, massimo onore al milite ignoto... È solo che in Spagna re Juan Carlos mi aveva già ricevuto e premiato tanti anni fa (lo stesso giorno che incontrò Andreotti - sorride -) e adesso mi daranno la massima onorificenza iberica... Io non pretendo niente dal nostro Paese. Il bene che mi dimostra il pubblico italiano, da cinquant’anni in qua, mi riempie il cuore. E tanto mi basta».