venerdì 19 agosto 2011
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Quando il cielo è terso e c’è pochissima umidità nell’aria, dalla costa messinese si può vedere una nuvoletta su ciascuna delle isole, quasi un puntino vezzoso su quelle sette “i” dipinte sul mare da un bizzarro pittore. Perché è questo che sembrano le Eolie, un esercizio artistico di un modellatore esperto, che ha saputo divertirsi con il nero della lava e il bianco della pomice, con il giallo delle ginestre e il verde dei cespugli, per dare una forma a sette capolavori, diventati terra di conquista dei popoli mediterranei e fonte di ispirazione di artisti e sceneggiatori che ne hanno diffuso in tutto il mondo il fascino e la fama.Le isole Eolie sono un arcipelago di origine vulcanica a forma di ypsilon proprio di fronte a Milazzo, perle del Mar Tirreno, patrimonio dell’Unesco per i fenomeni vulcanici. Ormai meta di turisti innamorati di paesaggi estremi e romantici, tappe fisse d’agosto per vip del mondo politico e cinematografico, sono riuscite a mantenere la semplicità e genuitià di vita di quarant’anni fa, quando la luce elettrica era ancora garantita solo da un generatore e la sera era illuminata dal chiarore tremulo delle candele.Le isole prendono nome dal dio Eolo, re dei venti, che, secondo la mitologia, viveva a Lipari, la più grande dell’arcipelago, e riusciva a prevedere le condizioni del tempo osservando la forma delle nubi sbuffate da un vulcano attivo, probabilmente Stromboli, che ancora oggi continua a incantare turisti e abitanti con la sua continua attività eruttiva. Bagnarsi in quelle acque limpide e dal fondale assolutamente nero infonde una sensazione mista di precarietà e pace, mentre bambini e adulti si divertono a realizzare castelli e sculture di sabbia insolitamente nera, che brilla al sole come una pietra preziosa.Anche Vulcano, nata dalla fusione di alcuni vulcani, presenta un cratere ancora attivo e, anche se l’ultima eruzione è avvenuta alla fine dell’Ottocento, continua a dare prova della propria vitalità con fumarole, getti di vapore sia sulla cresta che sottomarini e presenza di fanghi sulfurei richiestissimi per le proprietà terapeutiche. Poi ci sono le più piccole e isolate, mete di turismo d’élite, Alicudi, Filicudi e Panarea, che assieme alle altre isole fanno parte del Comune di Lipari.Fa eccezione la verde Salina, litigiosa e ricca di ogni dono di natura, il mare blu, la montagna, il lago, le pomici bianche e le rocce nere. Quel piccolo angolo di paradiso diventato famoso, fra l’altro, per quella bicicletta del Postino-Troisi che si inerpicava su per la montagna in cerca di parafrasi e poesie, è frammentato in tre Comuni lillipuziani, Santa Marina, Malfa e Leni. Una divisione voluta nel 1909, 42 anni dopo il riconoscimetno dell’indipendenza dell’isola che prosperava con la produzione e il commercio di malvasia e capperi.C’è storia e natura alle Eolie, meta dei grandi viaggiatori dei secoli passati. Ci sono le pagine memorabili scritte da scrittori incantati dai tramonti e dai colori di questi scogli emersi, come Guy de Maupassant che, nel descrivere Vulcano, viene colpito dall’aspetto selvaggio: «Tutto è giallo intorno a me, sotto i miei piedi e sopra di me, di un giallo accecante, di un giallo pazzesco». Non è un caso che registi di fama internazionale non abbiano resistito alla tentazione di fare delle Eolie il set ideale dei loro capolavori. Nel 1949 Roberto Rossellini e William Dieterle girarono quasi contemporaneamente i film Stromboli e Vulcano , scegliendo per i ruoli principali le dive del momento, Ingrid Bergman e Anna Magnani e facendo conoscere le isole Eolie in tutto il mondo. Poi c’è L’avventura di Michelangelo Antonioni, film drammatico in cui i protagonisti vivono una crociera nella zona delle isole Eolie. Nel 1983, i fratelli Taviani ambientarono nelle cave di pomice di Porticello e nella zona di Punta Castagna a Lipari, uno degli episodi di Kaos. E negli anni Novanta arrivarono Nanni Moretti con Caro Diario e la poesia di Massimo Troisi, che scelse, come sceneggiatore del film diretto da Michael Radford, il borgo di Pollara a Salina per Il postino.Una ricchezza storica e paesaggistica che, soprattutto negli ultimi anni, è diventata oggetto di una variegata offerta culturale organizzata nelle isole. Dal suggestivo Teatro del Fuoco a Lipari, Vulcano e Stromboli, giunto alla quarta edizione e che ha portato a luglio ballerini e coreografi esperti nella danza del fuoco, all’atteso Salina doc Festival, diretto da Giovanna Taviani, che per il quinto anno porterà a Salina, dal 20 al 25 settembre, scrittori e registi dell’area del Mediterraneo. Uno straordinario lavoro di promozione culturale è svolto da trent’anni dal Centro studi e ricerche di storia e problemi eoliani onlus, che risce a trasformare scorci incantevoli di Lipari in luoghi di mondanità e confronto intellettuale, spaziando dalle rassegne cinematografiche, alla produzione editoriale, agli incontri con scrittori e artisti.«Tutto nacque da una ricerca sul confino politico nelle Eolie e da lì abbiamo messo in piedi una attività di convegni, incontri, presentazioni di libri, mostre, partecipando anche alla settimana del cinema eoliano a New York nel 1998, organizzando eventi a Roma – spiega una delle anime del Centro, Nino Paino –. Oggi i mezzi tecnologici accorciano le distanze e con queste iniziative riusciamo a bypassare la solitudine culturale di un’isola». MARCELLO SORGI: AMO QUESTI POSTI, SONO ANCORA UN PARADISO PERDUTO»L'isola ammalia, cattura, trasforma. In un’isola si può arrivare di corsa, ma si è costretti sempre a rallentare. Nelle Eolie, in particolare, si può approdare da ragazzini in cerca di avventure e continuare a tornare da uomini maturi, all’apice della carriera, con moglie e figli, trovando sempre un posto in cui essere se stessi. È quello che è successo a Marcello Sorgi, giornalista e scrittore, palermitano di nascita, ma recentemente diventato cittadino onorario delle Eolie. A Lipari l’editorialista de “La Stampa” possiede una casa in collina, a Quattropani, che è il suo rifugio in ogni momento dell’anno. In quell’isola ha ambientato nel 2009 il libro Edda Ciano e il comunista, editrice Rizzoli, in cui ha raccontato la storia d’amore tra Edda Ciano, la figlia del Duce, e un capo popolo comunista, Leonida Bongiorno. E sempre per Rizzoli l’anno scorso ha pubblicato Le amanti del vulcano, una ricostruzione storica del triangolo amoroso tra Roberto Rossellini, Ingrid Bergman e Anna Magnani.Quando nasce la sua passione eoliana?«A 15 anni, quando andai a Vulcano con altri due amici in tenda, che fu trascinata via da una mareggiata, e sperimentai subito l’ospitalità degli eoliani. Era il 1969 e le isole erano una specie di paradiso perduto, senza luce elettrica, con l’acqua pompata a mano. Un approdo ideale per chi, come noi, cercava l’avventura».Ma poi è tornato.«Tantissime volte, e ho scoperto che ogni isola era adatta a un periodo della vita. Nel 1978, per lavoro, ho accompagnato i vulcanologi nella spedizione alle fumarole di Vulcano, dove è nato il centro di monitoraggio. Negli anni Ottanta, vivevo a Roma e ho scoperto la bellezza di Stromboli, dove sembra di sentire ansimare il vulcano. Negli anni Novanta ho conosciuto mia moglie, che amava anche lei le Eolie. Poi per alcuni anni non sono più venuto, dirigevo “La Stampa”, i bambini erano piccoli e le isole non sono molto adatte. Quando i miei figli sono cresciuti un po’, abbiamo scelto di tornare in vacanza a Canneto di Lipari, l’isola grande dava più sicurezza, c’era l’ospedale. E poi abbiamo comprato casa e messo le radici».Qual è la caratteristica del popolo eoliano che la affascina di più?«In un’isola te la devi sbrigare da solo. Il senso di ospitalità è determinato dal fatto che su un’isola ci si deve dare una mano. C’è un artigianato fiorente, c’è la capacità di aggiustare tutto. L’isolamento ha indotto tutti a sapere badare a se stessi. I problemi coi trasporti hanno impresso alla gente una forte connotazione di popolo».Qui cambia anche il rapporto col tempo?«L’inverno è lunghissimo, il tempo è dilatato. In estate, invece, qui quasi tutti arrivano di corsa dalle città e l’approdo a molti procura ansia. Poi ci si immerge in questo mare, si cena in queste trattorie, si prova la cucina piena di sapori e di aromi, e chi è arrivato di corsa è disperato perchè deve andare via. Per diventare un eoliano acquisito ci vuole predisposizione d’animo».
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