Stelle e lucciole a Monteleone d’Orvieto - Alessia Scarso
«E quindi uscimmo a riveder le stelle». Versi liberatori che chiudono la prima cantica della Divina Commedia: Dante e Virgilio lasciano i terribili gironi infernali e da questo momento possono muoversi verso mondi meno cupi e dimensioni più luminose. Aspettando la magica notte di san Lorenzo, nel tempo strano che stiamo vivendo, proviamo anche noi «a riveder le stelle», a scorgere una cometa (è ancora visibile e dà spettacolo la Neowise) che accenda i nostri desideri, le nostre speranze e ci guidi verso nuovi orizzonti. Guardiamo il cielo, facciamolo a occhio nudo. Ma anche dai tanti osservatori e planetari sparsi nel territorio; o perdendoci fra le immagini di chi va a... «fotografar le stelle».
Gli astrofotografi. La fotografia che non disegna solo con la luce, ma con le stelle. Anzi, di più, “pittura il cielo”, come fanno i componenti del gruppo “Pictores caeli”, cinque astrofili e fotografi – il palermitano Dario Giannobile, le ragusane Marcella Giulia Pace e Alessia Scarso, la veneta Giorgia Hofer, il torinese Stefano De Rosa – che hanno unito il senso del loro andare e le reciproche competenze tecniche e artistiche per sviluppare immagini di alta qualità, certificate da un marchio e un protocollo condivisi allo scopo di non alterare la realtà e il dato scientifico, utilizzando e sperimentando le migliori tecniche di ripresa e post–produzione. Tutti fotografi che possono vantare pubblicazioni e premi, con scatti che più volte sono stati scelti dalla Nasa per l’Epod (Earth science picture of the day) o il più prestigioso Apod (Astronomy picture of the day) della Nasa. Con ricadute straordinarie in termini di visibilità e di promozione dei territori.
Uno scatto suggestivo della luna sull’Etna - Marcella Giulia Pace
Pensiamo all’arco dell’Asparano, nel mare di Siracusa, fotografato sotto un particolarissimo allineamento di Luna, Venere e Giove da Dario Giannobile che pochi giorni fa ha “pitturato” una splendida via lattea sopra la spiaggia di Punta Bianca, nell’Agrigentino: «La marna sembra fondersi con il cielo ricreando un paesaggio misterioso a metà strada tra un luogo innevato e una atmosfera lunare». Poesia. Contemplazione. Sogno. «A dreamscape from Sicily » che si materializza e si sviluppa da innumerevoli file “raw”.
Come il raggio verde, il “green flash” catturato da Marcella Giulia Pace sopra il sole, sopra la luna, sopra Venere e Mercurio, fenomeno atmosferico raro e velocissimo. Uno scatto “rubato” ai misteri dello spazio: «Mi piace osservare il cielo, mi piace estraniarmi dal quotidiano e immergermi in una dimensione che appare ancora irrisolta – dice la Pace, insegnante, che fino al 21 agosto sarà in mostra a San Vito di Cadore e dal 23 a Isnello (Pa) con sguardi "Ai lati d'Italia" –. Il cielo della notte, ma anche del giorno, del sole, delle nuvole, degli arcobaleni ».
Nella cultura digitale dello scatto a mitraglia, dell’estetica da social e dell’abuso di filtri e programmi per creare mondi che non esistono, le fotografie dei “Pictores caeli” ci aiutano a scoprire «una realtà meravigliosa». Autentica ma nello stesso tempo sognante. Con immagini che sono frutto di studi, di fatica, di appostamenti, di attesa lungo sentieri inesplorati o poco battuti alla ricerca della posizione migliore per fotografare un pezzo di territorio e l’astro o il fenomeno del momento. Accanto a un’astrofografia che possiamo definire “paesaggistica”, c’è un’astrofotografia del “profondo cielo”.
Milky Way a Punta Bianca in Sicilia - Dario Giannobile
«Una osservazione più scientifica che si addentra nelle galassie, le scopre, scruta il cielo con radio telescopi e ottiche potentissime. Una scienza che aiuta a leggere l’universo. È una fotografia che non guarda soltanto al visibile, ma cerca di andare oltre, di vedere e scoprire possibili nuovi cieli», sottolinea Salvo Pluchino, astrofisico, vice presidente nazionale della Unione astrofili italiani, in servizio all’Osservatorio di Testa dell’Acqua a Noto e responsabile della Cisa, il Centro ibleo di studi astronomici “Pleiades” con cui svolge una intensa attività divulgativa.
«In un mondo incerto, di cambiamenti climatici, pandemie e disastri, ecco che gli astri ci danno certezze – sottolinea Pluchino –. Ci aiutano a capire il nostro posto nel mondo». Con l’astrofotografia si esplicita in maniera evidente «l’idea che – riprende Giannobile, ingegnere che lavora nel polo industriale di Priolo – siamo un unico popolo sotto un unico cielo, che non ha confini, che non si distingue in Paesi, che non si divide per lingue, professioni religiose, colore della pelle. Un unico cielo per tutti. Mi piace fotografare con questo principio». Alessia Scarso, apprezzata regista modicana che vive a Bologna, fra un film e l’altro (da Italo al doc Vasa vasa), l’astrofotografia l’ha scoperta una sera «pescando»: «Mentre aspettavo che qualche pesce abboccasse, mi perdevo nel cielo di stelle. Ho cominciato a conoscerle. Poi a fotografarle».
Così è diventata una “pescatrice di stelle”. A fine luglio un suo scatto è stato scelto come “Earth picture of the day”: le lucciole sotto la via lattea nella campagna di Monteleone d’Orvieto, in Umbria. «Non ho un ricordo delle lucciole da bambina – commenta Alessia Scarso –. Dalle mie parti purtroppo non si trovano più da molti anni. Le ho scoperte da adulta, lontano da casa. E ogni anno a giugno non perdo l’occasione di farmi trovare laddove io possa godere di questo spettacolo meraviglioso. Quest’anno sono andata in Umbria. Ma non è solo un momento magico e stupefacente: è anche la dimostrazione della potenza e perfezione della natura. Quando accendiamo una lampadina a incandescenza il 90% dell’energia che serve a tenerla accesa si trasforma in calore, disperdendosi, mentre il 10% genera la luce che vediamo e che ci serve. Quando una lucciola si accende invece trasforma quasi il 100% dell’energia impiegata in luce. Le lucciole, attraverso una piccola reazione chimica, emettono luce da sempre, senza alcuna fatica, illuminando i boschi, le campagne e gli animi nelle notti estive, mostrandoci (ma non svelandoci) il mistero della Natura. Un vero peccato che abbiamo in gran parte perso questa forma di stupore a causa di un massivo utilizzo di pesticidi e soprattutto di uno scoordinato e debordante inquinamento luminoso».
Se nelle nostre città è ormai difficilissimo «riuscire a veder le stelle», i “Pictores caeli” con le loro immagini ci aiutano ad entrare in sintonia con l’universo, a scoprire quello che c’è in fondo al buio o alla luce. Con la consapevolezza – come insegna Galileo Galilei – che «non basta guardare: occorre guardare con occhi che voglio vedere».