Un rapporto unico, quello tra Dickens e Londra, che lo scrittore chiamava «la mia lanterna magica», esplorata in lunghissime passeggiate notturne, anche di venti chilometri per volta, dove venivano scoperte le strade, i vicoli e i personaggi che il giorno dopo sarebbero finiti nelle pagine dei suoi romanzi. A questo tema è dedicata la mostra
Dickens and London, che aprirà i battenti il 9 dicembre al Museum of London.È l’evento più importante del ricco calendario con il quale la Gran Bretagna festeggia i duecento anni della nascita del suo scrittore più famoso dopo Shakespeare che ricorrono nel 2012 (l’autore del
Circolo Pickwick nacque a Portsmouth il 7 febbraio 1812).Basta cliccare sul sito
www.dickens2012.org. per scoprire una lunga lista di mostre e manifestazioni tra le quali quella del Museum of London fa la parte del leone, perché è la prima volta, in quasi quarant’anni, che manoscritti come quelli di
Casa desolata e
David Copperfield sono disponibili al grande pubblico. L’esibizione è studiata per riprodurre l’atmosfera della capitale vittoriana attraverso suoni e proiezioni. I visitatori scoprono nel filmato
The Houseless Shadow, del famoso produttore di documentari William Raban, che la Londra di notte di oggi non è così diversa da quella descritta nelle pagine di
Oliver Twist.Anche allora la capitale aveva un’enorme popolazione, che metteva a dura prova la sua rete di trasporti, e abbondavano gli speculatori finanziari e i burocrati attaccati da Dickens nella
Piccola Dorrit.Al Museum of London torneranno in vita, grazie a trucchi audio e video, la scrivania e la sedia dove Dickens ha descritto Londra come «nebbiosa», un’espressione ancora oggi associata alla città. Di dimensioni molto inferiori, ma comunque interessanti, sono le mostre della National Portrait Gallery,
Charles Dickens: Life and Legacy (fino al 22 aprile), e quella della British Library, che fino al 4 marzo esplora il rapporto dello scrittore con il soprannaturale sotto il titolo
A Hankering After Ghosts: Charles Dickens and the supernatura l.Al Dickens televisivo e cinematografico – per una parte della critica è stato proprio lo scrittore a inventare il linguaggio che ha poi dato vita al cinema –il centro di proiezioni d’epoca BFI Southbank, sul Tamigi, dedica la retrospettiva
Dickens On Screen, la più importante mai curata fino ad oggi, aperta da gennaio a marzo dell’anno prossimo.In libreria non mancano nuove biografie e studi come quelli firmati da Claire Tomalin :
Charles Dickens: A Life e
The Invisible Woman, dedicato alla figura dell’attrice Ellen Ternan per la quale lo scrittore lasciò la moglie Catherine. Gli altri titoli interessanti sono
Becoming Dickens: the invention of a novelist di Robert Douglas-Fairhurst e
Charles Dickens di Michael Slater.Secondo John Bowen, docente di letteratura inglese all’Università di York, considerato uno dei più importanti esperti di Dickens (suo il volume
Other Dickens: Pickwick to Chuzzlewit) le ragioni della enorme fama di cui gode Dickens in tutto il mondo sono molteplici: «È uno scrittore che vuole essere un autore popolare e scrivere di gente comune – spiega – ed è molto moderno. È il grande cantore della vita di strada della città industriale, interessato a tutti i cambiamenti della sua epoca. È aperto ad altre nazioni e culture. Diceva per esempio che gli sarebbe piaciuto nascere in Francia. Inoltre è facile da adattare per la televisione, il cinema e il teatro e usa tutte le strategie moderne di pubblicità per far conoscere i suoi libri. È multimediale».In Gran Bretagna i suoi libri vengono regolarmente adattati per la televisione dalla Bbc, ma secondo Bowen le ultime versioni sono più fedeli alla pagina scritta e, di conseguenza, sono più lunghe ed esplorano più a fondo i personaggi. «Tutti i romanzi venivano pubblicati a puntate, ogni settimana oppure ogni mese, e questo rende il loro adattamento per la televisione molto semplice», aggiunge lo studioso. Bowen nota inoltre che negli ultimi dieci o dodici anni della sua vita Dickens scrisse in un modo molto diverso da prima. Per esempio in
Grandi speranze, ritenuto il suo capolavoro, e nel
Nostro comune amico i personaggi sono giovani donne dalle vite più interessanti e complicate rispetto a quelle dei romanzi precedenti. Un cambiamento dovuto al legame sentimentale con l’attrice diciassettenne Ellen Ternan.«Anche la sua esperienza di operaio in una fabbrica di lucido da scarpe, quando aveva appena dieci anni, è qualcosa che Dickens tiene nascosto – continua Bowen –. Ne parla soltanto con il suo amico John Forster e forse con la moglie, mai con i figli. Durante la sua vita nessuno conosce questo episodio d’infanzia che la famiglia teneva segreto e che spiega tanti dei suoi romanzi dedicati a bambini sfruttati con un’infanzia difficile. Un ruolo di denuncia sociale che, come scrittore, Dickens prende molto seriamente. Le sue parole sui banchieri fraudolenti sono attuali ancora oggi».