Le virgolette nel titolo non sono di troppo.
L’«attualità » dell’esperienza di Dante di Gianni Vachelli non è infatti un saggio che cerchi di spiegare perché il poeta della
Commedia vada considerato attuale, ossia nostro contemporaneo. Quello di Vacchelli è invece un Dante
actualis nel senso filosofico del termine, in quanto partecipa di ciò che è in atto, in azione. Letto così, il poema cessa di essere un testo da analizzare con distacco e diventa l’esito di un’iniziazione – questo il termine evocato dal sottotitolo – che Dante affronta per primo e che ciascun lettore è invitato a sperimentare di persona. Studioso e narratore appartato, al quale si devono già contributi assai notevoli (da Marietti sono usciti, per esempio, il corposo trattato
Dagli abissi alla mirabile visione nel 2008 e lo snello romanzo
Arcobaleni nel 2012), Vacchelli si inserisce in una linea critica in apparenza minoritaria, eppure straordinariamente vitale: quella per cui la
Commedia non è mera costruzione mentale, sublime finzione di una trascendenza impossibile, ma regesto esattissimo di un’effettiva vicenda mistica. Qualcosa che Dante ha vissuto, dunque, non semplicemente immaginato. E qualcosa che vale per tutti e per sempre, non solo nell’immediatezza di un qualche oggi, non solo per gli esperti. Da qui la scelta operata da Vacchelli di offrire un’esposizione piana e graduale, simbolicamente strutturata in 9 capitoli e ricchissima di riferimenti bibliografici mai invadenti o superflui. Linea minoritaria, dicevamo. Non è un caso che le ci- tazioni al dantismo sapienziale di Giovanni Pascoli siano qui più frequenti che in qualsiasi altro studio recente. Con un’intuizione finora non abbastanza valorizzata, Pascoli aveva cercato di saldare l’itinerario della
Commedia alla vicenda spirituale dell’induismo, adottando un metodo più suggestivo che sistematico. Vacchelli riprende quegli spunti, ma ha a sua disposizione una strumentazione molto più attendibile, che gli deriva in particolare dall’essere stato allievo del sacerdote e pensatore Raimon Panikkar (1918-2010). L’interpretazione del principio trinitario al quale la
Commedia è improntata, in particolare, deriva in modo più che dichiarato dalla visione «cosmoteandrica» di Panikkar, l’incessante e inscindibile cooperazione tra Dio, uomo e mondo di cui si ritrova traccia perfino nel dispositivo della terzina dantesca. Da questo punto di vista il capitolo (il terzo, ovviamente) in cui Vacchelli passa al vaglio l’incipit del poema rinvenendo in esso una sintesi e un’anticipazione di tutta l’opera è molto più di una prova di bravura. Semmai, è l’espressione della volontà di fornire un’interpretazione 'olistica', e cioè integrale, di Dante, uscendo dall’equivoco di un’artificiosa scissione tra il mistico e il poeta. Anche perché l’«attualità» di Dante sta proprio nel ricondurre a unità i frammenti di tradizioni altrimenti inconciliabili. Il primo e fondamentale dualismo a essere superato è quello tra incarnazione ed emanazione, tra annuncio cristiano e speculazione neoplatonica: una convergenza che avviene anzitutto in Beatrice, nella quale Vacchelli riconosce una figura di Cristo e, insieme, una personificazione della
Sophia orientale. Non meno acute sono le notazioni riservate al ruolo di Virgilio, alla presenza di uno sguardo umoristico nel poema, alla rispondenza tra i celebri quattro sensi della Scrittura e le categorie della sapienza vedica. Elementi che a volte esigono sottigliezza di ragionamento, ma il messaggio complessivo è chiarissimo: la
Commedia non è solo un libro che Dante ha scritto, è un’esperienza che Dante ha vissuto e che torna a verificarsi ogni volta che uno di noi si mette al suo fianco.
IL LIBRO:Gianni Vacchelli L’«ATTUALITÀ» DELL’ESPERIENZA DI DANTE Un’iniziazione alla «Commedia» Mimesis. Pagine 372. Euro 29,00