Un improvviso malore in campo, i tentativi disperati di rianimazione, la corsa inutile in ospedale. La morte del centrocampista del Livorno Piermario Morosini rispetta una tragica sequenza ripetutasi troppe volte negli ultimi anni.In Italia - dove solo il 12 marzo scorso a morire in circostanze analoghe, a 37 anni, è stato il pallavolista Vigor Bovolenta - il precedente "calcistico" più famoso è quello di Renato Curi, 24 anni, centrocampista del Perugia, che siaccascia improvvisamente sul prato del "Comunale" del capoluogo umbro (che oggi porta il suo nome) il 30 ottobre 1977: è il quinto del secondo tempo della partita contro la Juventus, spalti gremiti e pioggia battente, quando Curi corre a recuperare la palla su una rimessa da fallo laterale e viene stroncato da un infarto.Il ricordo di tutti va subito a Giuliano Taccola, attaccante cresciuto nelle giovanili del Genoa che nel '67, notato da Fulvio Bernardini, passa alla Roma: la prima stagione si conclude con 10 gol, la seconda è rovinata da una serie di infortuni. È indisponibile anche il 2 marzo 1969, ma segue lo stesso la squadra a Cagliari: dopo la partita sviene negli spogliatoi, viene trasportato in ospedale ma il suo cuore, indebolito da una vecchia polmonite, cessa di battere.Marc Vivien Foe, camerunense di Nkolo, si afferma e vince uno scudetto con il Lens nel '98, ma salta i mondiali in Francia - e il trasferimento al Manchester United - per un infortunio. Ripresosi alla grande, passa prima al West Ham e poi al Lione (con cui conquista in due anni Ligue 1 e Coppa di Francia) ma il destino è in agguato: il 26 giugno del 2003, durante la semifinale di Confederations Cup tra Camerun e Colombia, cade nel cerchio di centrocampo, sviene e muore a 28 anni dopo 10 ore per un attacco cardiaco dovuto ad una malformazione congenita.Meno di un anno dopo tocca a Miklos Feher, 25 anni, attaccante ungherese cresciuto nel Gyon ed emigrato presto poi in Portogallo dove gioca con Porto, Braga e Benfica: il 25 gennaio 2004, durante la partita di campionato con il Vitoria Guimaraes, sostituisce un compagno, fa l'assist dell'1-0 ma ad un certo punto si piega sulle ginocchia, cade e perde conoscenza. La morte arriva poche ore più tardi, l'autopsia parla di cardiomiopatia ipertrofica. Il 25 agosto 2007 a Siviglia è festa per l'esordio nella Liga: al Ramon Sanchez Pizjiuan è di scena il Getafe ed Antonio Josè Puerta, 23 anni, centrocampista ed esterno difensivo, è naturalmente nell'undici titolare.Lui che per giocare nel club della sua città ha respinto persino le avances del Real Madrid. Quando accusa un malore improvviso, sanitari e compagni capiscono subito che la situazione è seria ma Puerta riesce ad arrivare negli spogliatoi dove però subisce altri attacchi cardiaci. Muore tre giorni dopo in ospedale.Una lunga serie di tragedie cui per un vero miracolo non si è aggiunta quella di Fabrice Muamba, 24 anni, nato in Congo ma naturalizzato inglese, centrocampista del Bolton che si sente male il 19 marzo scorso durante i quarti di FA Cup contro il Tottenham: ricoverato in terapia intensiva al London Chest Hospital, le sue condizioni sembrano disperate ma il giorno dopo esce dal coma e riconosce subito i familiari. È giusto dell'altro ieri la notizia che potrà tornare a giocare grazie ad un defibrillatore interno.