Il valore della cultura è difficile da misurare. Ma il suo fatturato no. «Il settore della cultura in Italia produce annualmente valore per 40 miliardi di euro ed incide per il 2,6% sul PIL». Il solo settore dello spettacolo «nel 2009 (ultimi dati disponibili) ha generato una spesa del pubblico di quasi 3,5 miliardi di euro e impiega circa 250.000 lavoratori fissi, più altri 250.000 stagionali». Eppure – afferma il Presidente di Federculture, Roberto Grossi – i tagli e i provvedimenti normativi che si stanno abbattendo sul nostro settore porteranno al collasso della cultura e dello spettacolo nel nostro Paese. Non si paventa più, infatti, una recessione ma la vera e propria chiusura delle aziende e della produzione del settore».L’allarme sarà lanciato a tutti gli italiani durante le Giornate nazionali per la cultura e lo spettacolo (dal 26 al 28 marzo) promosse da Federculture, Agis, Anci, Upi, Conferenza delle Regioni e FAI. Slogan della mobilitazione sarà la frase «divieto di cultura».«Negli ultimi cinque anni, secondo quanto reso noto dagli aderenti all’iniziativa, l’intervento dello Stato nella cultura è sceso di oltre il 30%. La dotazione del ministero per i Beni e le Attività Culturali solo nell’ultimo anno, tra il 2010 e il 2011, è diminuita del 14,6%, passando da 1.710 a 1.459 milioni di euro». A ciò va aggiunto il crollo del Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus) che nel 2011 passa a 231 milioni di euro, quasi la metà del finanziamento del 2010 (-43,52%). Per questo, da oggi a domenica, il mondo della cultura e dello spettacolo, nonostante le rassicurazioni di Tremonti e Berlusconi sui tagli al Fus («Alle parole devono seguire i fatti, altrimenti non gli crediamo»), darà vita a nuove proteste. Oggi davanti a Montecitorio protesteranno i lavoratori della danza, che hanno scelto una giornata autonoma e in più «perché messi a dura prova da un taglio di quasi il 45% delle risorse». Domani mattina davanti al ministero dell’Economia protesteranno i lavoratori dei teatri di prosa. Venerdì ci sarà lo sciopero generale della produzione culturale e dello spettacolo, con la serata di tutti i teatri. Sabato è prevista in tutta Italia «la Prima giornata di protesta» che coinvolgerà biblioteche, musei, cinema e teatri. Domenica, seconda giornata di protesta: non sarà festeggiata la prevista giornata mondiale del teatro. Il 28, a Torino, la terza e ultima giornata, con un incontro pubblico tra promotori, rappresentanti e aziende culturali. Un forte allarme arriva da Paolo Baratta, presidente della Biennale Cinema: «Senza una certa, minima somma non si può progettare la prossima Mostra del cinema». Alla Biennale Cinema infatti sono previsti tagli il 40% del budget: da 7,1 a 4 milioni di euro.
«POTREBBE SPARIRE BEN 220MILA POSTI DI LAVORO»BARATTA: A RISCHIO LA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA«Il taglio del 40% delle risorse statali comporterà tagli della stessa entità a produzione e occupazione. Nel settore, quindi, andranno persi circa 220.000 posti di lavoro. Inoltre sul settore cinema, peserà l’introduzione del prelievo a carico degli spettatori di 1 euro sul biglietto d’ingresso che, secondo l’Agis, porterà ad un calo del pubblico e quindi degli introiti». Il rapporto delle Giornate Nazionali per la cultura e lo spettacolo disegna un futuro nero per la cultura. «La prossima Mostra del cinema di Venezia, visti i tagli del 40% alla Biennale, è a rischio. Cinecittà Luce, che ha perso il 55,8% dei finanziamenti, rischia la chiusura». Il mondo della danza (che avrà metà dei fondi) dovrà tagliare festival, rassegne e budget alle 69 compagnie: «Significherà la perdita di centinaia di posti di lavoro». Sul fronte della musica non va meglio. L’Orchestra Regionale Toscana «avrà un buco di bilancio di 880mila euro», Il Regio di Torino perderà il 36,8% degli aiuti, passando da 16,3 a 10,3 milioni. La Fenice di Venezia perderà il 29,4%: «Gli stipendi sono garantiti solo fino a luglio. Poi si vedrà». Il Teatro dell’Opera di Roma perderà otto milioni di euro mentre la Fondazione Santa Cecilia 2,7 milioni (pari al 27%). «Ciò causerà la chiusura di molte produzioni e attività come la bibliomediateca, il museo degli strumenti musicali, la Junuiorchestra composta da ragazzi e la perdita di numerosissimi posti di lavoro». Il budget del teatro Massimo di Palermo passa da 39 a 27 milioni (-30,7%) per taglio dei trasferimenti statali e regionali. «La spesa per il personale è di 24 milioni di euro. Per la produzione ne rimarranno solo 3». E sono solo alcuni esempi visto che nel nostro Paese «ci sono 69 teatri stabili, 27 teatri di tradizione, 14 fondazioni liriche e 41mila luoghi di spettacolo che, nel 2009, hanno generato 637 milioni di euro di spesa al botteghino e un volume d’affari di 818 milioni (Fonte: MiBAC - SIAE)». E il cinema? «Nel settore cinematografico operano 827 società di produzione e 112 di distribuzione. Nel 2009 nel cinema si sono registrati 439 milioni di euro di investimenti, 109 milioni di spettatori e un volume d’affari complessivo di 750 milioni di euro (Fonte: MiBAC - SIAE)».