giovedì 28 marzo 2019
Il 15enne, ultimo talento della famiglia olimpica Maddaloni è campione italiano. Gianni “O’ Maè”: «L’abbiamo adottato che aveva due anni: lo sport e l’amore generano inclusione»
“O’ Maè” Gianni Maddaloni con suo figlio Bright, campione italiano di judo

“O’ Maè” Gianni Maddaloni con suo figlio Bright, campione italiano di judo

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Il nostro ministro dell’Interno Matteo Salvini siamo certi che non gradisce fino in fondo, ma questa in cui viviamo è l’Italia più “colorata” e multirazziale che si sia mai vista, da Aosta fino a Lampedusa. Sul palco della musica leggera impazza l’italiano d’Egitto (per parte paterna) Mahmood, fresco vincitore del Festival di Sanremo 2019 con Soldi. Ne farà tanti il rapper di Gratosoglio (Milano) se continuerà a sfornare hit come quella sanremese. E sicuramente sarà ricco e famoso anche il “millennial” Moise Kean, se riuscirà ad imporsi, come sta facendo, a suon di gol nella Juventus e nella Nazionale. Alle loro storie di talenti nati e cresciuti ai bordi di periferia ora aggiungiamo quella di Nosa Bright Maddaloni, scugnizzo colored appartenente al nobile “clan sportivo” della palestra “Star Judo” di Scampia. In questo avamposto olimpico (Pino Maddaloni vinse l’oro ai Giochi di Sydney 2000) e della legalità, Bright è l’ultima stella dello squadrone napoletano guidato da Gianni Maddaloni, alias “O’Maè”. Bright è entrato a far parte della famiglia Maddaloni nel 2005. «Eravamo a una comunione io e mia moglie Rosaria, quando restammo incantati da questo bambino bellissimo che si aggirava per la sala. Bright, figlio di una coppia di africani, papà della Costa d’Avorio rientrato in patria e mamma nigeriana con altri figli e piena di difficoltà, era stato dato in affido a una famiglia napoletana che però aveva già una figlia, la quale stava diventando gelosa del piccolo fratellastro... Innamorati di quella creatura e della sua vivacità solare decidemmo all’istante di chiederne l’affido in casa nostra».

Tredici anni dopo, Bright è un Maddaloni a tutti gli effetti e non solo per lo spirito combattivo e la classe del campione che lo distingue sul tatami, ma lo è anche per l’anagrafe. «Ha preso il nostro cognome e anche l’atteggiamento. È un 15enne rispettoso, educato con tutti, e il gran lavoro svolto in palestra l’ha portato a conquistare il titolo italiano esordienti nel 2017. Ora si è consacrato di nuovo, campione d’Italia nella categoria 81 kg. Certo, è molto giovane ma sono sicuro che ci darà ancora parecchie soddisfazioni», garantisce “O’ Maè” che osserva Bright allenarsi con lo stesso sguardo tenero e paterno che riserva ai suoi figli naturali: Pino, Laura («moglie del pugile Clemente Russo»), Marco («che adesso è in gara nel reality tv l’Isola dei famosi») , Serena, Francesco e Ilenia. Ma Gianni Maddaloni da sempre è un padre e un punto di riferimento per tutti coloro che bussano alla porta della “Star Judo” chiedendo aiuto e ospitalità. «Oltre a Bright, ho avuto un rapporto paterno anche con un ragazzo algerino, Mustafà, ma soprattutto con Konè Mamadou, un gigante buono di 100 kg alto 1 metro e 90 del Mali, sbarcato a Lampedusa nel 2007 e arrivato a Napoli. Konè assieme ad altri dieci suoi compagni di fuga venivano gratis ad allenarsi in palestra... Konè è diventato cintura marrone, poi è salito fino a Parigi dove ha trovato l’amore della sua vita, una ragazza bianca con cui si è sposato. Lo sento spesso via skype e un paio di volte è anche tornato a Scampia a trovarci».

Bright ascolta sereno e orgoglioso di appartenere ai Maddaloni. «Con noi si allenano tanti figli di detenuti e poi ci sono storie di figli di stranieri e di “abbandono” come quella di Bright – continua Gianni Maddaloni – . A Scampia non si fanno distinzioni sul colore della pelle, noi insegniamo ai ragazzi che lo sport è una grande opportunità di inclusione sociale. Chi sta con il Clan Maddaloni viene strappato alle baby gang ed entra a far parte di una “Squadra” che gli indicherà la strada per un futuro sano e migliore». Sta per finire l’allenamento e “O’ Maè” richiama a sè Bright e i tanti “figli” d’oro di Scampia per lanciare un appello: «Invito il presidente del Coni Malagò, il Miur e al ministro Salvini a venire qua, a maggio, nella nostra palestra per aprire un tavolo di confronto sulla formazione e l’educazione all’antirazzismo. La meglio gioventù vi ascolta e vuole lottare assieme a noi adulti per cambiare quest’Italia che è più ricca e più forte, proprio perché è come la Napoli che cantava il mio amico Pino Daniele, ha “mille colori”».

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