Quarantasette miliardi di dollari. È questa la somma messa a disposizione dalla canadese Valeant Pharmaceuticals per acquisire la californiana Allergan, la società che produce il Botox, la tossina botulinica più impiegata al mondo a scopo terapeutico, ma soprattutto per uso estetico e cosmetico. Un’offerta che ha infiammato nei giorni scorsi la Borsa statunitense. Le manovre finanziarie che preludono cambi di proprietà riguardanti le industrie farmaceutiche suscitano sempre scalpore, oltre che curiosità, ma nel caso specifico la scalata per la conquista dell’Allergan è indice di strategie aziendali e di interessi commerciali che si muovono attorno a una questione cruciale: l’uso di trattamenti 'sanitari' non più limitato a scopi terapeutici, ma esteso anche ad ambiti estetici di tipo cosmetico. Il Botox è letteralmente 'un veleno che cura': è lo straordinario risultato dell’impiego della tossina botulinica, una potente sostanza naturale che i medici hanno imparato a usare per scopi terapeutici. Sin dall’antichità il botulismo, una grave intossicazione alimentare causata da un veleno neurotossico prodotto da un germe in grado di vivere in assenza di ossigeno, ha afflitto l’umanità. L’avvelenamento era dovuto all’assunzione di cibo (salumi e salsicce, pesce e verdure) conservato male e contaminato dal microrganismo. Quello che oggi è noto sugli effetti di questo veleno non era allora conosciuto. Fu un medico-poeta tedesco, Justinus Kerner, a descrivere nei primi decenni dell’Ottocento il quadro clinico di questa intossicazione che determinava disturbi oculari e paralisi muscolare progressiva. Sulla scorta di queste osservazioni egli aveva già ipotizzato che piccole dosi di tale sostanza avrebbero potuto essere utilmente impiegate in casi di ipereccitabilità patologica del sistema nervoso centrale. Un’intuizione straordinaria, che sarebbe stata ripresa e attuata un secolo e mezzo più tardi, quando il chirurgo oftalmologo australiano Alan Scott usò la tossina botulinica nel trattamento dello strabismo (1977) e del blefarospasmo (1981), due gravi alterazioni della motilità oculare e palpebrale sino ad allora senza terapia. Nei decenni successivi i neurologi si sono resi conto delle enormi potenzialità offerte dalla tossina botulinica per il trattamento di diverse malattie prive di rimedi efficaci: distonie motorie e spasmi facciali, tic vocali ed disfonie laringee, cefalea e sindromi dolorose, crampo dello scrivano e alterazioni della motilità oculare, disturbi urologici e ginecologici. «La tossina botulinica ha influenzato la terapia neurologica come nessun’altra sostanza », ha affermato recentemente il neurologo tedesco Wolfang Jost, uno scienziato che ha contribuito molto al progresso delle conoscenze in questo ambito. In questi ultimi anni l’impiego crescente della terapia botulinica ha posto problemi medico- sanitari ed etici nuovi. Le sue applicazioni sono andate ampliandosi, non sempre in maniera controllata, e sovente l’uso si è trasformato in abuso. Soprattutto nel campo labile e controverso, tra cura e consumo, della medicina estetica e ancor di più della medicina cosmetica. Occorre infatti distinguere tra un impiego terapeutico per il trattamento medico di patologie neurologiche e muscolari e un uso estetico per trattamenti puramente cosmetici. In molte alterazioni neurologiche il recupero di un’armonia motoria alterata può portare a un migliore equilibrio relazionale col proprio corpo (sia sul piano emotivo- emozionale che su quello estetico-formale) e un rapporto nuovo tra corpo personale e corpo sociale (con riduzione del disagio sociale legato a condizioni patologiche). Queste modalità di intervento rispondono positivamente a un’esigenza di salute fisica e di equilibrio psicologico. Il bell’essere corporeo è, in questo caso, una componente lecita ed essenziale del benessere fisico. In un mondo in cui i mass media propagandano un corpo-immagine come sintesi di salute, bellezza e giovinezza, è però grande il rischio che l’impiego della tossina botulinica diventi non una modalità per raggiungere un risultato estetico lecito, ma solo un modo per perseguire un obiettivo cosmetico aleatorio: una condizione nella quale la medicina non è più al servizio di 'pazienti' bensì di 'consumatori', venendo meno in tal modo ai suoi principi fondamentali: guarire, ove possibile, la malattia e curare, sempre, il malato. I vantaggi che le ditte produttrici di tossina botulinica traggono da questo variegato e 'ambiguo' scenario sono notevoli e spesso l’aspetto puramente economico sembra prevalere sull’interesse scientifico. Ne è riprova il fatto che la stessa tossina viene messa sul mercato con differenti nomi commerciali a seconda delle indicazioni. Chi la utilizza solo per soddisfare la richiesta di una mera bellezza cosmetica non vuole confondersi con chi la impiega per risolvere condizioni patologiche in ambito medico: il 'cliente' non deve sentirsi un 'malato' ! Le iniezioni sottocute di tossina botulinica possono efficacemente (anche se solo temporaneamente) spianare le rughe del volto e dare un’illusoria impressione di perenne gioventù. Come tutti i farmaci la tossina botulinica presenta un profilo di rischio/ beneficio che va attentamente valutato, ma l’abuso del suo utilizzo in campo estetico porta con sé il rischio di farne un ' doping' nell’illusoria ricerca di un’eterna giovinezza tesa a soddisfare più una domanda di un bell’essere modaiolo che a rispondere a una reale esigenza di benessere. Occorre dunque che la medicina ponga esplicitamente il problema tra la liceità della ricerca di un benessere medico che il botulino può dare con il superamento di condizioni patologiche e i limiti all’impiego per raggiungere un bell’essere estetico che la terapia botulinica può fornire per motivi puramente cosmetici. Anche se è questo secondo aspetto, per l’enorme potenzialità del suo utilizzo presente e futuro, quello che maggiormente interessa all’industria che produce botulino e che rende così allettante sul mercato la scalata per la sua conquista.