C'è qualcuno ancora convinto che sotto la dorata e calda sabbia della spiaggia di Metaponto sia ancora possibile ritrovare la tomba di Pitagora. O, prendendosi certe licenze in realtà mai concesse dagli archeologi, il suo leggendario tesoro. Ma ai pochi abitanti di questo suggestivo borgo che dà il nome a tutta la fascia ionica lucana, che fu gloriosa colonia greca, e che è parte del comune di Bernalda (Matera), basta la consapevolezza di annoverare, tra i “concittadini” illustri, anche il matematico, filosofo, musico e maestro che a Metaponto morì nel 495 a. C. dopo avervi trasferito la sua Scuola filosofica da Crotone.Una vocazione antica, quella dell’accoglienza, da queste parti. Favorita dalla bellezza della costa: 40 chilometri da Metaponto fino a Nova Siri, attraverso gli agri di Pisticci, Scanzano Jonico, Montalbano Jonico, Policoro e Rotondella. Oltre alle spiagge, la presenze di quattro fiumi che terminano il loro corso nello Jonio - Bradano, Basento, Agri e Sinni - hanno contribuito, assieme al clima, a rendere i terreni agricoli particolarmente generosi. Terreni che spesso hanno dato vita ad intere filiere che hanno permesso di esportare prodotti prelibati. A tal punto che qualche decennio fa, viste le potenzialità dell’area, questa zona venne definita la «California del Sud». L’ortoflorofrutta è uno dei tesori della zona, purtroppo dilaniata, nel marzo scorso, da un terribile nubifragio che ha messo in ginocchio numerose imprese locali. Da alcuni anni anche il turismo, qui, ha compiuto un salto di qualità. Passando da un’offerta artigianale, o “familiare”, a una proposta di qualità superiore, assai di frequente indirizzata a un target medio-alto. E così, le vecchie insegne in lamiera di gelati e bibite - qualcuna, un po’ arrugginita, sopravvive ancora - che, affacciate sulla Statale 106 Jonica, introducevano ai camping dei primi anni ’80, sono oggi sostituite dalle eleganti indicazioni delle moderne darsene dove possono trovare attracchi imbarcazioni di medio cabotaggio nel bel mezzo di villaggi e resort a cinque stelle guardati da ordinate pinete o da riserve naturalistiche, come quella di Policoro. «Troppa cementificazione», urlano gli ambientalisti. Intanto c’è una minaccia che fa meno polemiche e più fatti per la pregiata fauna locale: gli incendi. Due giorni fa, in poche ore, le fiamme hanno mandato in fumo 40 ettari di vegetazione proprio nella riserva di Policoro. Spariscono così essenze di pregio secolari.A proposito di secoli. Le testimonianze della massiccia colonizzazione greca di queste aree, iniziata nell’VIII secolo a. C., raccontano di poleis coloniali della Magna Grecia particolarmente raffinate. Metaponto, Siris, Heraclea e Pandosia, le più famose, capaci di costruire una ricca e fiorente economia agricola a prevalenza di frumento. La spiga, infatti, fa bella mostra di sé sulla moneta di Metaponto. Meritano dunque una visita i Musei archeologici nazionali di Metaponto e Policoro con le rispettive aree archeologiche. Nella prima, simbolo austero restano le quindici colonne superstiti dell’antico tempio di Hera (le famose Tavole Palatine); ma suggestive sono anche l’area sacra ad Apollo Licio e la cavea del Teatro. Templi e teatri, quartieri artigiani (kerameikòs) e architetture, come ci raccontano Strabone o Dionigi di Alicarnasso dicono di un contatto culturale continuo e fittissimo di queste colonie con la madrepatria. E anche di tensioni e di guerre. Siris, per esempio, fu distrutta dalla coalizione achea di Metaponto, Crotone e Sibari. Nel 413 a.C. Metaponto aiutò le forze ateniesi nella spedizione in Sicilia. Durante la battaglia di Heraclea, nel 280 a.C., si alleò, con Pirro e Taranto, contro Roma. Un affronto che la città eterna non gradì: anni dopo, battuto Pirro, Roma chiese il conto a Metaponto, punendola duramente. Iniziò allora il declino della ricca colonia.Da pochi anni anche la Scuola di Pitagora perse importanza. Ma visto che da queste parti, a Bernalda, il vizio non lo perdono, ecco che, a distanza di 2500 anni, i bernaldesi si sfregano le mani pronti ad accogliere un altro personaggio eccellente. Un altro “concittadino di ritorno”. Stavolta i greci non c’entrano. Si tratta del grande regista statunitense Francis Ford Coppola che ha firmato pellicole come
Il padrino, Apocalypse now e Cotton Club e il cui nonno era un bernaldese “doc”. Qualche anno fa Coppola ha comprato l’ottocentesco palazzo Margherita, nel cuore della cittadina lucana, trasformandolo in un albergo di lusso. Un palazzo che potrebbe diventare lo scenario di un matrimonio hollywoodiano quando, tra poco più di un mese, la figlia di Coppola, Sofia, stessa stoffa del padre (è stata la prima donna americana ad avere ottenuto una nomination all’Oscar come miglior regista e ad aver vinto la statuetta per la miglior sceneggiatura originale con
Lost in translation, sposerà il musicista francese Thomas Mars. E già si vocifera di un
parterre de roi, a dispetto del clima sobrio voluto dagli sposi: da Nicolas Cage (cugino di Sofia Coppola) a Sylvester Stallone, da Al Pacino a Steven Spielberg. Persone comuni, tutto sommato, per gente che ha avuto per concittadino Pitagora…