Mi aveva telefonato proprio ieri mattina, giovedì 7 maggio, e si esprimeva un po’ confusamente. «Più forte, don Gianni, non capisco » . Fece qualche altro tentativo, e ci accordammo per risentirci nei prossimi giorni, superato il raffreddore che diceva di avere. E invece oggi, già alle 8, le agenzie informavano che don Gianni Baget Bozzo si era spento nel sonno, durante la notte. Nel mio ufficio, durante la telefonata di ieri, c’era il prefetto Antonino Allegra, il capo dell’Ufficio politico della Questura di Milano durante gli Anni di piombo, e quindi diretto superiore del commissario Calabresi. Allegra è una miniera di fonti sul terrorismo di quegli anni, ha dei ricordi vivissimi – spesso alternativi alla versione ufficiale degli eventi – che, purtroppo, nonostante le mie insistenze, non si è ancora deciso a mettere in libro. Al termine della telefonata, Allegra, che si era accorto che all’altro capo del filo c’era Baget Bozzo, mi ricordò sorridendo che don Gianni ( allora non ancora don) nei primi anni ’ 60 era stato coinvolto di striscio con Randolfo Pacciardi nel cosiddetto 'Piano Solo', il tentativo di fondare una Seconda Repubblica attraverso un colpo di Stato da affidare ' solo' ai carabinieri ( da qui il nome) condotto dilettantescamente dal generale De Lorenzo e soci. È uno dei tanti episodi della movimentata militanza politica di Gianni Baget Bozzo. Attivista democristiano ventenne alla scuola di Giorgio La Pira e Giuseppe Dossetti, fu strenuo avversario della svolta di centro- sinistra, avvicinandosi all’esperimento di Fernando Tambroni, e dialogando con i giovani del Movimento sociale italiano. Fallito il tentativo, Baget Bozzo si allontanò dalla politica per dedicarsi alla teologia, come direttore della rivista Renovatio, affidatagli dal cardinale Giuseppe Siri, di cui era discepolo fin dai tempi del liceo, e che l’aveva ordinato sacerdote il 17 dicembre 1967. Nella turbolenta fase del post- Concilio, Renovatio svolse un importante lavoro di interpretazione del Vaticano II in continuità con la tradizione della Chiesa. Con l’accelerata dissoluzione della Democrazia cristiana, a partire dall’assassinio di Aldo Moro, Baget Bozzo si avvicinò a Craxi, con disapprovazione del cardinal Siri che nel 1985 lo sospese a divinis per aver accettato senza autorizzazione di candidarsi al Parlamento europeo tra i socialisti. La sospensione verrà revocata nel 1994. Dopo il terremoto di Tangentopoli, Baget Bozzo è tra i fondatori di Forza Italia, svolgendo un ruolo di ideologo analogo – e forse con lo stesso esito – a quello che il filosofo Augusto Del Noce aveva cercato di esercitare nella Democrazia cristiana di allora. Del Noce fu anche eletto senatore, ma il partito, pur rispettoso, non diede mai retta ai suoi ammonimenti e ai suoi richiami ai famosi ' valori'. Da politologo, Gianni Baget Bozzo fu un acutissimo interprete della linea degasperiana, contro la sinistra dossettiana. «De Gasperi non ha successori – ha scritto don Gianni –. La linea del primato della libertà come valore per i cattolici non si è impressa nel mondo cattolico italiano, e nemmeno nella stessa Dc. De Gasperi, morendo, può lasciare il governo affidato a un cattolico liberale come Scelba, ma ha dovuto affidare il partito a un dossettiano, Amintore Fanfani » . E a Dossetti, don Gianni ha sempre imputato di voler operare, attraverso la politica, una trasformazione della Chiesa. Se l’immagine del Baget Bozzo politologo e poligrafo è quella più nota al grande pubblico, non è tuttavia la più aderente alla sua fisionomia intellettuale più cospicua. Egli, infatti, era un attento teologo, difensore dell’ortodossia, fedele all’insegnamento pontificio, ammiratore dei papi del suo tempo, e soprattutto di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, acuto studioso della mistica, della quale fu anche divulgatore. Negli ultimi anni, anche attraverso gli articoli su Studi cattolici, aveva esattamente diagnosticato i rischi di una teologia che abbandoni la ricerca sulle verità fondamentali – a cominciare dall’immortalità dell’anima – per accontentarsi della divulgazione moralistica. Particolare enfasi egli metteva sulla storicità del primato petrino come discrimine identitario della Chiesa cattolica rispetto all’Ortodossia, che insiste sulla tradizione liturgica, e alla Riforma che si basa sulla sola Scrittura. Considerazioni quanto mai importanti anche per un ecumenismo non fittizio o solo diplomatico. Notevole rilevanza mediatica ha recentemente avuto la rispettosa contestazione di Baget Bozzo alle posizioni di Vito Mancuso, accusato di fare uso politico del pensiero teologico, oltretutto in chiave di critica dei testi papali. Non si finirebbe più di elencare gli interventi di Gianni Baget Bozzo nel dibattito culturale. Chi lo ha conosciuto può testimoniare il suo grande amore alla Chiesa, e la sua sofferenza durante gli anni in cui non poté celebrare la Santa Messa, sempre però sorretto dalla fiducia nell’obbedienza e, particolare forse poco noto, da una profonda, tenerissima devozione alla Madonna. Si farà sentire la mancanza della sua voce in questo nostro tempo confuso: la sua lucidità e il suo rigore intellettuale erano riconosciuti anche da chi non ne condivideva le posizioni.