venerdì 31 luglio 2015
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“Quale elemento più mobile dell’acqua può far incontrare la città e la montagna?”. D’altronde, “i fiumi da sempre scorrono dall’alto in basso, nutrendo il paesaggio e le culture”. Le parole di Carlo Corradi accarezzano il cuore del “Mistero dei monti”, il festival che a Madonna di Campiglio (Trento) e dintorni invita quest’anno a riflettere sul rapporto tra città e montagna. E i suoi scatti, affiancati a quelli di Maurizio Gabbana, ne inaugurano dal primo agosto l’edizione 2015. “Dalla Sarca ai Navigli di Leonardo” è una mostra fotografica inedita (Palazzo Lodron Bertelli di Caderzone Terme, visitabile dal primo al 17 agosto, ogni giorno, dalle 16 alle 19 e dalle 20 alle 22): un dialogo tra l’impetuoso torrente che da Madonna di Campiglio genera il Garda e i corsi d’acqua studiati dal genio vinciano, un confronto tra le acque che vivificano i paesini della Val Rendena e quelle in cui si specchia la metropoli milanese.

La Sarca la si trova fuori dalla porta, dopo che qualche chilometro più a monte l’abitato di Carisolo ne ha definitivamente riunito i suoi 3 rami. Ma la si vede scorrere anche dentro la porta, nel filmato che la presenta come “madre” a cui si andava “per abbeverarsi – ricorda Corradi -, per far bere gli animali, per lavarsi e lavare i panni, per pescare, per trasportare il legname, per navigare, per recuperare i massi e la sabbia da costruzione, per giocare”. Una madre di cui oggi si rischia di non sentire più il bisogno per via delle “comodità della vita moderna, l’acqua corrente, l’abbandono dell’agricoltura e dell’allevamento tradizionale”. Poi ci sono i Navigli, che in linea d’aria distano quasi 150 chilometri: le immagini della mostra li presentano come frutto di uno scatto interpretativo, e il risultato è quello di trovarsi davanti a foto artistiche.

“Queste immagini – così le vedono i 2 fotografi meneghini – parlano della potenza e dell’energia dell’acqua”. E attenzione: scattate sull’Adda nei pressi della diga di Trezzo e sul Ticino attorno alla diga di Panperduto, poco prima del canale di immissione al Naviglio grande, “sono riprese negli stessi luoghi frequentati da Leonardo durante le ricerche e gli studi compiuti sulle acque che bagnano Milano”. Quelle stesse che con il ripristino della Darsena e il progetto di riapertura della cerchia interna dei Navigli – su cui fluirono anche i marmi per l’edificazione e il restauro del Duomo – stanno catalizzando sempre più l’attenzione della metropoli milanese.

Ed ecco la dualità della mostra. Che in alcuni scatti mette in scena i “tralicci”, per Corradi indice del fatto che “si sta riflettendo sul presente”. E che in altri spaventa con “grandi masse di acqua in movimento”, le quali “si contrappongono, sovrastano e inglobano i manufatti dell’uomo”.

Nella visione dei 2 artisti milanesi, tutto ciò cristallizza il movimento dell’acqua”, restituendo “una sensazione di sospensione ed equilibrio tra la forza della natura e le opere artificiali”. Da qui il messaggio ultimo della mostra: “Educare al rispetto per l’acqua”, sintetizza Corradi, come via per “educare alla mondialità, al rispetto per le risorse naturali, alla necessità di una loro equa distribuzione sulla terra”. 

     
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