«Un governo nato per affrontare l’emergenza economica e sociale dovrebbe cadere perché non fa le riforme promesse, oppure in caso di insanabile contrasto tra le forze che lo sostengono su un provvedimento fondamentale, non perché si applica la legge nei confronti di un senatore...». Dario Franceschini, ministro dei Rapporti con il Parlamento, definisce «avvilente» la possibilità di una crisi di governo legata al voto sulla decadenza di Berlusconi da parlamentare.
Il problema, ministro, è che quel senatore è un ex premier e il leader di un grande partito che sostiene il governo Letta...Continuo a ritenere che sarebbe una sciagura far pagare al Paese, con una crisi di governo, le questioni giudiziarie di Berlusconi.
Il suo augurio è, dunque, che il governo non cada. Ma qual è la sua previsione?Vorrei subito premettere che il nostro non è attaccamento al potere. Stare in questo governo di larghe intese è tutt’altro che facile, basta pensare alle critiche che ci muovono continuamente i nostri elettori. Per venire alla sua domanda, rispondo che è difficile fare previsioni. Ogni giorno, leggendo i giornali, sembra che tutto sia legato agli umori oscillanti del leader del Pdl. Certo, sono vent’anni che la politica italiana ruota, nel bene e nel male, attorno a Berlusconi. Ma io credo che sia un errore fatale incrociare ancora una volta le sorti del governo con problemi giudiziari del Cavaliere. E ritengo che nel Pdl questa consapevolezza ci sia.
Che succederebbe in caso di crisi di governo?Si trasmetterebbe ai mercati, all’Ue, alle istituzioni internazionali che stanno guardando all’Italia con fiducia, un messaggio di precarietà e di instabilità gravissime. E il rischio concreto è quello di veder sfumare i segnali di ripresa, rendendo vani tutti i sacrifici fatti dagli italiani, dal governo Monti in poi. Negli ultimi tempi, infatti, si avverte un nuovo clima di fiducia. Basti pensare all’aumento del gettito Iva, alla crescita – verificatasi tra luglio e agosto – delle domande di mutui e dei prestiti. Questo significa che chi può torna a investire. La stabilità è invocata da tutti: dai mercati, dagli imprenditori, dai sindacati, dall’Europa, dalla istituzioni internazionali. Bloccare questo processo sarebbe davvero da irresponsabili.
E dal punto di vista istituzionale cosa succederebbe in caso di crisi? Si andrebbe alle elezioni?Non è detto. Napolitano ha fatto sapere più volte che non intende mandare il Paese al voto con questa legge elettorale. E, comunque, come ha detto Letta, questo è un governo nato in Parlamento in un momento di emergenza e, se il Pdl dovesse ritirare l’appoggio, in Parlamento si presenterà per chiedere il voto...
E poi?Poi se non ottenesse la fiducia la questione non sarebbe più nelle nostre mani, ma in quelle di Giorgio Napolitano. Ma sono convinto che non si arriverà a tanto... Tra l’altro le elezioni non risolverebbero i problemi di giudiziari Berlusconi e, con questa legge elettorale, è piuttosto probabile che si ripeta la situazione di stallo che si è verificata dopo le ultime elezioni.
Eppure nel Pdl si insiste: se i senatori del Pd dovessero votare la decadenza di Berlusconi è la fine dell’alleanza e del governo.Mi auguro che la posizione ufficiale non sarà questa. Ma in questo caso non potremmo non rispondere come abbiamo fatto finora.
Ossia?Che non possiamo barattare la legalità e il rispetto delle leggi con la durata del governo.
Lei rivendica i buoni risultati del governo. Eppure si parla di rischi di sforamento del tetto europeo del 3 per cento e della possibilità di una nuova manovra...Lo posso assicurare: lo sfondamento del tetto non ci sarà. Per il resto vorrei dire questo: veniamo da una stagione in cui tutti i governi che si sono succeduti hanno chiesto agli italiani sacrifici e hanno imposto nuove tasse. Il nostro è un governo che sta ricominciando a restituire, tenendo conto della situazione difficile, della volontà di non sforare i limiti europei e di non mettere nuove tasse. Abbiamo sbloccato i pagamenti alle imprese per 20 miliardi, rifinanziato gli ammortizzatori sociali, affrontato la questione degli esodati, rimesso finalmente fondi sulla scuola, reintroducendo anche gli insegnanti di sostegno, e sulla cultura, abbiamo tolto l’Imu sulla prima casa e finanziata l’assunzione dei giovani. Credo che siano risultati di cui andare orgogliosi.