Semaforo verde del Parlamento tedesco al nuovo piano di salvataggio della Grecia, con 454 sì, 113 no
e 18 astenuti. Il numero dei deputati contrari è risultato
più basso rispetto al mese scorso quando la Camera bassa fu
chiamata a votare per il riavvio del negoziato sul piano di
aiuti: in quell'occasione il via libera arrivò con
l'opposizione di 119 deputati. Un risultato che è stato
salutato positivamente dalla borsa di Atene, in rialzo
dell'1,3% nonostante il ribasso generalizzato dei listini
europei sui timori per il rallentamento dell'economia cinese.
Prima del voto, il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang
Schaeuble aveva definito "irrinunciabile" e "cruciale" la
partecipazione del Fmi al nuovo programma di aiuti alla Grecia.
"A ottobre - ha detto - il Fmi deciderà il suo coinvolgimento
nel programma", attraverso una dichiarazione del direttopre
generale dell'istituto. Non solo, ma considerato il livello
"estremamente alto" dell'indebitamento di Atene per Schaeuble
"a ottobre, alla luce dei pagamenti attuali, si potranno trarre
dei giudizi. Sono sicuro che a ottobre potremmo osservare un
miglioramento della situazione e, se sarà necessario, ci sarà
un alleggerimento del debito". Schaeuble ha fatto riferimento a
un possibile "allungamento delle scadenze", mentre "un taglio
del debito non è possibile, in base agli accordi europei".
Le borse europee intanto stanno proseguendo una seduta
negativa: Milano perde lo 0,45% (maglia nera Francoforte con il
-1,3%). Risentono così del fatto che dopo tre decenni di
crescita stellare, la locomotiva cinese rallenta. È stata
infatti un'estate nera per il Dragone (oggi Shanghai è stata
in altalena perdendo inizialmente oltre il 5% e recuperando in
chiusura fino ad arrivare al +1,24%), ed ora rischia seriamente
di non raggiungere l'obiettivo del +7% del Pil a fine anno. I
ripetuti crolli della borsa di Shanghai, il deprezzamento dello
yuan, lo sgonfiamento della bolla immobiliare, lo scivolone
dell'8,3% dell'export a luglio, sono avvisaglie di un'economia
che appare sempre più inceppata, appesantita, frenata. Se nel
2008-09, il Pil è cresciuto intorno al 9,5%, nel 2010 e nel
2011 ha accelerato a +10%, poi ha iniziato a perdere colpi:
+7,8% nel 2012, +7,7% nel 2013 e +7,4% l'anno scorso, il
livello più basso da 24 anni a questa parte.