Da giovedì sera è sotto scorta "livello tre" il giornalista calabrese del "Quotidiano del Sud" Michele Albanese. Si tratta del collega che ha raccontato per primo il caso della processione di Oppido Mamertina ma l'urgente tutela non riguarda questa vicenda. Albanese, sposato e con due figlie, tra i giornalisti più esperti della 'ndrangheta della Piana di Gioia Tauro ma anche delle vicende del porto, mentre giovedì stava seguendo gli esiti di un omicidio a Sinopoli, è stato convocato nella Questura di Reggio Calabria.
Qui gli è stato comunicata la decisione del Comitato per l'ordine e la sicurezza appena riunito di assegnargli scorta e auto blindata. "Rischio imminente", gli hanno spiegato. Albanese, impegnato anche in iniziative di sensibilizzazione sul fronte della legalità sia nel suo paese Cinquefrondi che in quello vicino di Polistena al fianco del parroco don Pino Demasi, già nel passato era stato vittima di intimidazioni, lettere minatorie e di strani furti in casa.
Ma questa volta la minaccia sarebbe molto più concreta, ascoltata in un'intercettazione ambientale tra due esponenti di un importante cosca delle 'ndrangheta della Piana nel corso di una delicata indagine. Minacce prese molto sul serio da magistrati e investigatori e che hanno fatto scattare la grave decisione. "Sono preoccupato ma non mollo di certo - è la sua reazione -. Ringrazio per le tante telefonate di solidarietà e soprattutto lo Stato che attraverso i suoi uomini, dal Prefetto al Procuratore di Reggio Calabria è immediatamente intervenuto contro chi vuole attentare al destino degli altri".
Poi si è rituffato nel lavoro confermando anche la sua partecipazione ad un incontro per ricordare Paolo Borsellino. A conferma della frase di Corrado Alvaro che tiene sulla scrivania: "La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile".
Solidarietà ad Albanese sono arrivati dall'Ordine dei giornalisti, dall'Fnsi e dal ministro per gli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta ("Ha fatto solo il suo dovere di giornalista"). Mentre la presidente dell'Antimafia Rosy Bindi assicura "l'attenzione della commissione" alla vicenda del giornalista che sarà al più presto ascoltato nell'ambito dell'indagine sulle minacce alla stampa da parte delle mafie.
Intanto l'amico don Pino Demasi, referente di Libera per la Piana di Gioia Tauro, lancia lo slogan "Siamo tutti Michele Albanese" che ha raccolto moltissime adesioni. "Per difendere - spiega - un'informazione sempre più libera e attenta ai segnali di cambiamento dei nostri così difficili territori".