Torna la quiete a Lampedusa dopo la guerriglia scoppiata ieri a mezzogiorno tra un gruppo di immigrati tunisini, che hanno minacciato di fare esplodere due bombole di gas, e una cinquantina di lampedusani. La polizia ha poi caricato i tunisini, molti dei quali sono rimasti feriti. Quattro i fermi effettuati: sono tutti tunisini, accusati di aver appiccato le fiamme.Questa mattina a Lampedusa regna la calma. I lampedusani sono impegnati nei preparativi per i festeggiamenti religiosi della Santa patrona, la Madonna di Porto Salvo. Fino alla tarda serata di ieri, i festeggiamenti erano a rischio perché il sindaco, dopo gli scontri avvenuti, insieme con il parroco don Stefano Nastasi e il vescovo di Agrigento monsignor Francesco Montenegro, aveva pensato di annullare le celebrazioni. "Non c'è nulla festeggiare", aveva chiosato ieri sera il sindaco. Ma la svolta è arrivata dopo la telefonata tra il sindaco Bernardino De Rubeis e il ministro dell'Interno Roberto Maroni. Il capo del Viminale ha assicurato al primo cittadino di Lampedusa che "entro le prossime 48 ore Lampedusa sarà svuotata". Così è stato deciso che i festeggiamenti si faranno.
500 MIGRANTI SGOMBERATI DA LAMPEDUSACirca cinquecento i migranti portati via da Lampedusa dalla tarda serata di ieri alle prime ore del mattino di oggi. A bordo di aerei sono stati condotti nelle strutture siciliane e del sud Italia. Dopo i primi voli di ieri, ne erano rimasti 1.040. E nelle prossime ore, spiega all'Agi il questore di Agrigento Giuseppe Bisogno, è previsto che i rimanenti cinquecento lascino l'isola verso le stesse destinazioni. Entro la giornata, dunque, Lampedusa, dopo due giorni ad altissima tensione, sarà evacuata grazie al ponte aereo allestito dalla questura d'intesa con il Viminale.MIGRANTES: LAMPEDUSA RECUPERI LA CALMAL'Ufficio regionale Migrantes e monsignor Calogero La Piana, vescovo delegato per le Migrazioni della Conferenza episcopale siciliana, guardano con "apprensione" a quanto sta accadendo a Lampedusa. La situazione di esasperazione che gli isolani vivono ormai da parecchi mesi è percepita in tutta la sua gravità dall'intera comunità ecclesiale, ma tuttavia non deve farci dimenticare la condizione di sofferenza e di attesa che vivono i migranti, momentaneamente sull'isola, aspettando di essere imbarcati o rimpatriati". Nel condannare ogni atto di violenza, "occorre fare leva sul senso di responsabilità di ciascuno, non ultimo quello dei migranti, dei rappresentanti delle istituzioni e della comunità. È il momento che Lampedusa recuperi la calma, per non disperdere un patrimonio prezioso, di accoglienza e reciproca comprensione, che in questi mesi ha fatto dell'isola un approdo di umanità e speranza, in un mare di insidie".