«Lo scontro politico e istituzionale che va avanti da tempo ha contribuito a rallentare il percorso riformatore». Lo ha detto il ministro della Giustizia, Cancellieri che, nel suo discorso all'inaugurazione dell'anno giudiziario, ha sottolineato la necessità di un «lavoro certosino di analisi di lacune e anacronismi per la riforma della giustizia». A cominciare dalla situazione delle carceri, nelle quali il sovraffollamento e la pressoché totale assenza di una seria politica di reinserimento sociale dei detenuti vanifica ogni buona intenzione. Perciò il primo presidente della Corte di Cassazione, Giorgio Santacroce, ha nuovamente implorato la politica perché scelga la via dell’indulto, l'unica strada per affrontare il problema del sovraffollamento . Per Santacroce «l'indulto non libera chi merita di essere liberato, ma scarcera chi non merita di stare in carcere ed essere trattato in modo inumano e degradante, reagendo temporaneamente ed efficacemente al problema del sovraffollamento». Importante quanto l'indulto è anche il minor ricorso alla custodia cautelare. Ma il primo presidente della Cassazione si è soffermato anche sui rapporti, sempre tesi, tra magistratura e politica: «Lo stato di tensione non accenna a spegnersi e il suo persistere, più che una nota dolente, rappresenta una vera e propria spina nel cuore per noi magistrati». A preoccupare Santacroce in particolare è «una delegittimazione gratuita e faziosa che ha provocato, goccia dopo goccia, una progressiva sfiducia nell'operato dei giudici». Anche perché i numeri dicono che «si è andato incrementando negli ultimi tre anni il livello di produttività dei magistrati civili e penali, nonostante il perdurante sottodimensionamento di organici che interessa il personale sia di magistratura che di supporto amministrativo e tecnico». Eppure, l'Italia continua a essere un osservato speciale perchè inadempiente a fronte di obblighi assunti nei confronti dell'Ue: tra le mancanze gravi, l'introduzione del reato di tortura e la revisione della disciplina della contumacia, oltre a quella della prescrizione, considerata da Santacroce "la riforma delle riforme".
Anche il procuratore generale della Cassazione, Gianfranco Ciani, si è soffermato sui rapporti tra toghe e politica per ribadire che «la magistratura non persegue finalità politiche», pur ammettendo «che possano esserci stati errori». Ciani ha stigmatizzato l'esposizione mediatica che colpisce certi magistrati che devono invece agire nel più rigoroso riserbo. Il ministro Cancellieri, dal canto suo, ha posto l'attenzione su quelle misure che hanno determinato una riduzione di detenuti nelle carceri, passati alla data del 21 gennaio da 61.619 unità, a fronte delle quasi 70mila raggiunte nel 2010. L'obiettivo è «dare un senso alla sanzione e restituire la dignità alle persone detenute è un dovere giuridico e morale». Michele Vietti, vicepresidente del Csm, ha elogiato i magistrati, «che tutta Europa ci invidia. A queste donne e a questi uomini, sottoposti a pressioni personali e collettive enormi va la nostra riconoscenza e il nostro ringraziamento», fermo restando che il magistrato non deve perdere il “filo di Arianna” della professionalità che, sola, può dargli l'autorevolezza necessaria all'esercizio della sua delicata funzione».