"Un cambiamento di mentalità per sconfiggere la globalizzazione dell'indifferenza". A chiederlo è monsignor Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della
Santa Sede presso la sede Onu di Ginevra, intervenendo alla sessione
di lavoro dell'Unhcr, l'Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati,
dedicata in particolare alla situazione in Africa.
L'arcivescovo, nel discorso ripreso da Radio Vaticana, sottolinea che
"troppe vittime hanno trasformato le acque del Mediterraneo in un
cimitero silenzioso" e condanna "quanti con crudeltà trafficano le
persone umane come fossero un cargo-merci. Del resto, politiche di
frontiera eccessivamente restrittive hanno spinto migliaia di
richiedenti asilo a intraprendere un viaggio, spesso fatale per le
loro vite, lasciando la loro terra, perché fuggono da condizioni di
pericolo e oppressione e cercano una vita decente".
Il diplomatico del Vaticano, non ha mancato di mettere l’accento sull’ospitalità che in alcuni Paesi africani ha salvato la vita di tante persone durante le crisi che hanno “tormentato” il continente africano negli ultimi decenni. E tuttavia, ha chiesto un rinnovato impegno per prevenire i conflitti e le altre cause che portano allo sradicamento di tanta gente in Africa. Gli strumenti giuridici prodotti per proteggere le popolazioni sfollate, ha soggiunto, offrono “strumenti efficaci” affinché chi è stato sradicato dalla propria terra possa ricevere “un’adeguata protezione”. La determinazione politica a “prevenire conflitti attraverso il dialogo” e la “solidarietà”, ha concluso, riducono “il gap tra le nazioni sviluppate e quelle in via di sviluppo”, aprendo così “un sentiero verso un futuro pacifico”.