Una campagna di Heartbeat International per il sostegno della maternità
Nelle ultime settimane Andrea Trudden si è trovata al cuore di un turbine atteso ma che l’ha comunque presa alla sprovvista. Il volto e la voce di «Heartbeat international», la prima e più estesa rete di centri pro-life e di sostegno alla gravidanza negli Usa e nel mondo, gemellata con il Movimento per la Vita italiano, ha visto l’organizzazione reagire rapidamente ai bisogni scatenati dalla sentenza della Corte Suprema Usa che ha invalidato la legalità dell’aborto a livello federale, passando la materia alle Assemblee statali.
Almeno la fuga di notizie sulla possibile sentenza vi ha dato un po’ di tempo per prepararvi...
Sì, dai primi di maggio abbiamo potenziato i nostri punti di sostegno alla gravidanza, i centri medici e le cliniche di accompagnamento all’adozione. Ci siamo preparati a un maggior afflusso di donne ma anche a possibile vandalismo e a molta disinformazione.
E ci sono stati?
Sì, alcuni dei nostri centri hanno avuto finestre rotte o verniciate con insulti. Più di 40 sedi pro-vita sono state vittime di questi attacchi, inclusi incendi dolosi. Ma le comunità locali hanno reagito, aiutando a mantenere aperti i centri. Abbiamo dovuto rispondere anche alle notizie false messe in circolazione, come quella che ora le donne verranno perseguite legalmente per aver cercato o ottenuto un aborto, anche in un altro Stato, quando oggi non ci sono leggi statali che prendono di mira le donne.
Avete visto un aumento di chiamate? E che tipo di richieste ricevete?
L’aumento è significativo, soprattutto di donne che cercano un test di gravidanza o un’ecografia gratuiti per sapere cosa possono fare in base alle leggi del loro Stato. Per noi è un’opportunità per dialogare sulle loro opzioni. In molti casi, negli Stati in cui esiste una legge che vieta gli aborti una volta rilevato il battito cardiaco, le donne che si sono sottoposte a un’ecografia sono state sollevate quando hanno sentito il cuore del feto, perché non dovevano più fare quella scelta.
Nei casi in cui la gravidanza non è confermata, che tipo di servizi fornite?
Non parliamo di contraccettivi, ma di come evitare il rischio sessuale, aiutiamo le donne a mettere a fuoco la visione della loro vita e cosa possono fare per raggiungerla.
E alle donne che devono affrontare un gravidanza in condizioni difficili cosa offrite?
Alcuni nostri centri per la gravidanza forniscono accompagnamento medico, ma anche corsi per i genitori, pannolini e latte in polvere.
Avete assistito a un aumento di bisogni pratici, con la pandemia e ora con l’impennata dell’inflazione?
Assolutamente sì. Ma eravamo preparati. Le comunità locali si sono fatte avanti e hanno donato di più.
Ora il dibattito sull’aborto negli Usa è politico e infuocato. Quando e come pensa che si calmerà?
Ci vuole realismo. Siamo soddisfatti della decisione della Corte, ma sappiamo che ci vorrà del tempo perché il Paese ritrovi l’equilibrio. La vediamo come una situazione che durerà un paio d’anni. Dopotutto siamo passati da una legge federale a 50 leggi diverse. Il nostro obiettivo resta fornire servizi e programmi che aiutino le famiglie a stare bene e crescere. Affinché le cose si calmino ci deve essere un cambiamento culturale, e penso che lo vedremo. Quando diventeremo di nuovo una nazione che abbraccia la famiglia e la vita, gli americani presteranno maggiore attenzione alle loro scelte di vita e vedremo la rabbia dissiparsi. La Corte Suprema ha dato inizio a questo cambiamento e le leggi statali stanno aiutando a rimettere la famiglia al centro.