A conti fatti, quello che era un indiscutibile successo sta assumendo i contorni di un’autentica impresa. I Comitati nazionali che hanno curato la raccolta delle adesioni alla petizione europea «Uno di noi» per il riconoscimento della dignità umana dell’embrione da parte delle istituzioni Ue hanno infatti completato i conteggi delle firme raccolte in ciascuno dei 28 Paesi dell’Unione. Al totale precedente sono state aggiunte infatti le firme apposte nelle ultime ore della campagna sui moduli cartacei, che hanno richiesto qualche giorno in più per verifiche e somme. E ieri il Comitato europeo ha potuto annunciare che il totale non è di un milione 700mila come annunciato il 1° novembre, giorno conclusivo dell’iniziativa, ma addirittura di 1.885.000. Una soglia inimmaginabile solo pochi mesi fa, quando sembrava che la campagna faticasse a raggiungere quel milione di adesioni fissato dal Trattato di Lisbona come barriera minima per l’accoglimento di petizioni europee promosse dai cittadini (è il caso di «Uno di noi»). Ora che la cifra fissata come requisito base è stata quasi raddoppiata, i Comitati nazionali si preparano al prossimo passo, l’ultimo che compete al loro livello: la presentazione lunedì mattina delle adesioni raccolte alle autorità pubbliche competenti, simultaneamente nelle capitali dei Paesi Ue. Il Comitato italiano consegnerà alle 10.30 le oltre 600mila firme del nostro Paese (addirittura un terzo del totale, un successo nel successo) al Ministero dell’Interno. Subito dopo il presidente Carlo Casini e la portavoce Maria Grazia Colombo incontreranno i media in una conferenza stampa nel corso della quale tracceranno il bilancio di un’iniziativa che ha visto all’opera migliaia di persone impegnate a spiegare un nodo certamente non facile né oggi scontato (la natura umana dell’embrione e la necessità di tutelarlo giuridicamente) ai potenziali firmatari della petizione. «La risposta alla mobilitazione è stata massiccia – si legge in un comunicato diffuso ieri da "Uno di noi" –. I popoli europei si sono espressi e, con un risultato senza precedenti, chiedono alle istituzioni comunitarie di uscire dall’equivoco e di affermare senza reticenze e infingimenti che ogni uomo è titolare di diritti, senza distinzioni o limiti. E in particolare lo è il più debole: il concepito non ancora nato». Un concetto che 600mila italiani hanno mostrato di condividere firmando la petizione «Uno di noi» malgrado il silenzio di quasi tutti i media che sinora si sono ben guardati dall’informare sulla campagna o anche sono incuriosirsi per uno sforzo di queste proporzioni. Dopo la consegna alle autorità locali, le firme confluiranno da tutta Europa a Bruxelles dove saranno vagliate dalla Commissione. Che non può certo chiudere le orecchie davanti a un coro di un milione 885mila voci.