Un deficit di democrazia: non usa giri di parole il Movimento per la Vita italiano, tra i principale promotori nel nostro Paese della petizione popolare "Uno di noi". La Commissione europea - si legge in una nota - ha risposto alle istanze che quasi due milioni di cittadini hanno rivolto alle Istituzioni comunitarie sul riconoscimento dell'essere umano concepito e non nato come soggetto di diritti confermando "quel deficit di democrazia che rappresenta il problema più grave che affligge la Ue e che pone a rischio il futuro del grande sogno europeo».
Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita e del disciolto Comitato italiano per Uno Di Noi, accusa la Ue di aver "ignorato una volontà popolare diffusa che avrebbe meritato ben altra attenzione ed almeno un serio dibattito nelle aule dell'Europarlamento che fino a prova contraria è l'unica istituzione eletta dal popolo".
Bloccando la petizione sul nascere, non facendola nemmeno passare all'Europarlamento, «i burocrati hanno sfoggiato la migliore saccenza di cui sono capaci negando che altri oltre loro stessi siano in grado di decidere su una questione che, comunque la si guardi, è derimente del livello di umanità della società che si vorrebbe costruire".
Anche la tempistica merita una riflessione: ormai la Commissione è ai suoi ultimi giorni di lavoro, e dunque ha sfruttato un «vuoto di potere democratico con il Parlamento sciolto e non ancora ricostituito e dribblando le elezioni che avrebbero potuto essere segnate dalla giusta indignazione popolare.
«Ma quei burocrati e le lobby che li sostengono non si illudano di aver messo definitivamente in cantina la questione», conclude Casini. L'esperienza di Uno Di Noi ha già partorito un'associazione sovrannazionale che ereditandone il nome, riunisce tutte le associazioni pro life dei 28 Paesi europei e che col nuovo Parlamento riprenderà le fila della mobilitazione per i diritti umani e per la loro estensione a tutti gli esseri umani senza eccezioni e condizioni».Non da meno la delusione dell'Associazione Scienza & Vita, che nei mesi scorsi si era spesa per la raccolta di firme. “Il voto contrario con cui la Commissione Europea, proprio nell’ultimo giorno del suo mandato e all’indomani delle elezioni, ha stoppato l’iniziativa Uno di noi è un grave tradimento della volontà popolare, ben definita, espressa da ben due milioni di cittadini europei”, commentano
Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, Presidente e copresidente nazionali dell’Associazione Scienza & Vita che, insieme alla quasi totalità dei movimenti e delle realtà ecclesiali italiane, è stata in prima fila durante la mobilitazione.
“La democrazia partecipativa che, alla sua prima prova, si è espressa nel migliore dei risultati possibili durante la campagna di raccolta firme, aveva dimostrato quanto i cittadini europei vogliano sentirsi parte attiva e partecipativa dell’Unione. I quasi 2 milioni di sottoscrizioni raccolte in 28 Paesi, di cui 600mila solo in Italia, manifestano con chiarezza l’esistenza di un grande movimento popolare in favore della vita che è stato consapevolmente ignorato. In tal senso, scegliere di continuare con la sperimentazione e la ricerca sulle cellule staminali embrionali insistendo nella distruzione di esseri umani, non è solo una decisione antiscientifica, ma soprattutto antidemocratica”.
“Auspichiamo che il nuovo Parlamento appena scelto sappia esprimersi con fermezza al riguardo, riportando al centro la dignità della vita umana fin dal concepimento, così come chiesto dagli stessi elettori europei. Due milioni di persone aspettano una risposta, perché l’Europa che vogliamo sia una democrazia fondata sulla tutela e sul rispetto del più debole”.