«Rivendichiamo il diritto di tutte le donne a decidere sui propri corpi e il diritto a una maternità liberamente decisa». Così la ministra spagnola per l'Uguaglianza, Irene Montero, del governo di coalizione Psoe-Podemos, ha annunciato in Commissione al Congresso l'imminente deroga della legge di aborto per consentire l'interruzione di gravidanza alle minori fra i 16 e i 18 anni senza autorizzazione dei genitori o di un tutore legale. Si tratta della revoca della riforma alla legge di interruzione volontaria di gravidanza approvata nel 2015 dal governo dei Popolari di Rajoy, che modificava la normativa varata nel 2010 dall'esecutivo socialista di Zapatero. Quest'ultima prevedeva l'aborto libero nelle prime 14 settimane di gravidanza e nelle prime 22 nel caso di rischio per la gestante o di malformazione del feto e in caso di «anomalie fetali incompatibili con la vita». Allo stesso tempo, consentiva alle minori di 16 e 17 anni di abortire senza il consenso dei genitori o di un tutore legale. Quest'ultimo fu l'unico punto modificato, cinque anni dopo, nella riforma proposta dall'allora ministro di Giustizia, Alberto Ruiz Gallardon, più restrittiva e basata sulla difesa dei nascituri, che suscitò aspre polemiche delle organizzazioni femministe tanto da costringere Gallardon alle dimissioni che segnarono la fine della sua trentennale carriera politica. Dieci anno dopo l'annuncio della Montero ha riaperto un dibattito spinoso fra le associazioni pro-vita, come Derecho a Vivir, per le quali «diminuiscono le garanzie per le adolescenti davanti al dramma dell'aborto», e il fronte pro-aborto, per il quale l'attuale normativa «lascia senza protezione un ridotto gruppo di giovani in situazioni familiari molto difficili».
Su iniziativa della ministra per l'Uguaglianza Irene Montero (Podemos) la legge spagnola sull'aborto sta per perdere una importante garanzia per le più giovani.
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