Claudio Onorati
La violenza fisica e le minacce verbali sono, ormai, all'ordine del giorno per oltre metà del personale che lavora nel settore salute e salute mentale in particolare. Medici e psichiatri si sentono costantemente a rischio e questa situazione di insicurezza, peggiorata nel corso degli ultimi anni, rappresenta uno degli elementi di fuga degli operatori dal servizio sanitario nazionale.
Sono numeri preoccupanti quelli che emergono da un'indagine preliminare condotta dal Coordinamento Nazionale dei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC).
Su 2600 professionisti della salute mentale, di cui 1400 psichiatri: Il 49% ha subito violenza (dalla semplice spinta all'aggressione vera e propria) durante il lavoro nel corso degli ultimi due anni (il 27% più di una volta), il 74% ha subito minacce verbali da parte di pazienti durante il lavoro nel corso degli ultimi tre mesi (il 52% più di una volta), il 57% degli psichiatri sente a rischio la propria incolumità sul lavoro.
Una situazione drammatica, aggravata dalle scarse denunce sui casi meno violenti, ma non per questo meno gravi, che è stata confermata anche dai dati Anaao-Assomed, il sindacato di medici e dirigenti sanitari.
Secondo dati diffusi dalla Sip le aggressioni nei confronti dei medici sono state 16000 nel 2023, un terzo fisiche e due terzi verbali, nel 70% ad operatrici, ad opera di pazienti o parenti.
La Società Italiana di Psichiatria sottolinea anche come delle aggressioni siano vittime soprattutto le donne, tanto che si può parlare, per questi episodi, di violenza di genere. La presidente Sip Liliana Dell'Osso ha denunciato come un fatto molto grave l'episodio di Montedomini nel quale una psichiatra e un'infermiera sono state tenute sotto sequestro, per 45 minuti, in un ambulatorio del centro di salute mentale di Montedomini da un uomo armato di un cacciavite e di una tanica.
"La nuova aggressione subita dai colleghi a Montedomini e' un evento grave, che non avrebbe dovuto verificarsi", ha dichiarato Liliana Dell'Osso, "soprattutto dopo la morte della dottoressa Barbara Capovani, uccisa, il 21 aprile 2023, dal suo ex paziente psichiatrico Gianluca Paul Seung. Non sono serviti i tentativi di sensibilizzazione circa le tragiche condizioni lavorative dei medici, nè le richieste di aiuto. Sono seguiti messaggi di solidarieta', ma nessun cambiamento pragmatico".
Per evitare un altro omicidio, secondo Emi Bondi, presidente del Coordinamento Spdc e presidente uscente della Società Italiana di Psichiatria, è necessario adeguare il numero di posti letto per situazioni acute che, in questo momento, risultano insufficienti, ai bisogni della popolazione e sono in continuo calo per la chiusura di molte strutture a causa della carenza di operatori.
Sempre secondo la Bondi occorre trovare una soluzione legislativa per coniugare il diritto alle cure adeguate per i soggetti autori di reato con patologia psichiatrica e la sicurezza degli operatori, e, infine, è necessario creare spazi di ricovero adeguati per rispondere ai bisogni di cura emergenti di pazienti sempre piu' giovani con problematiche nuove spesso connesse all'uso di sostanze stupefacenti. Secondo Dell'Osso "il problema della collaborazione delle forze dell'ordine e in generale della sicurezza sui luoghi di lavoro non riguarda, infatti, solo la importantissima incolumità degli operatori, ma impatta anche sul loro modo di lavorare e riguarda in generale anche il mandato della psichiatria. Perché se gli operatori sanno di poter essere tutelati lavorano meglio e ricorrono di più a strategie relazionali e meno ad approcci interventistico-coercitivi".