«Il rapporto di cura è profondamente umano e questa può essere elargita da chiunque, il problema è se l'ambito di cura ha la pretesa di diventare ambito genitoriale». Così la psicologa della famiglia Vittoria Maioli Sanese commenta la notizia dell'affidamento di una bambina emiliana di tre anni a una coppia di omosessuali, decisa dal Tribunale minorile.«Quelli di questo tipo - aggiunge la psicoterapeuta - non sono mai provvedimenti "innocenti". Al netto cioè, di posizioni ideologiche».«La storia umana insegna che un bambino puiò crescere bene, in assenza di uno o di entrambi i genitori, con un nucleo parentale diverso, anche con due zii: non è la cura nella crescita di una persona il problema, ma farla diventare uno specifico genitoriale, e dunque riconoscere l'affidamento alla coppia come coppia genitoriale, non semplicemente come ambiente di cura adeguato alla crescita». La questione si pone dunque nel caso bolognese di affido temporaneo alla coppia gay di mezz'età «che la bambina chiama affettuosamente "gli zii"». «Mi preoccupa il senso generale di superamento delle diversità - precisa Vittoria Maioli Sanese -: non mi pongo il problema che una bambina possa essere curata adeguatamente da due uomini, ma l'ideologia di scelte che s'impongono culturalmente in maniera violenta». La psicologa fa l'esempio di uno spettacolo teatrale per bambini di 7 anni andato in scena a Bologna - la stessa città del provvedimento del tribunale a favore della coppia di omosessuali - in cui la principessa veniva salvata da un principe che si rivelava alla fine essere a sua volta una principessa. «Da una parte credo che il superamento ideologico delle diversità - conclude la psicoterapeuta - non potrà avvenire fino in fondo perché la realtà s'impone con tutta la sua forza, dall'altra può però fare qualche danno su bambini e ragazzi».
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