La risoluzione con la quale giovedì 9 giugno il Parlamento Europeo ha contestato preventivamente le possibili ricadute globali dell’intervento atteso dalla Corte Suprema americana avverso alla sentenza Roe-Wade che dal 1973 rende legale l’aborto a livello federale ha suscitato un coro di critiche – ferme e argomentate – tra le espressioni dell’associazionismo cattolico italiano (e non solo) più attive nella tutela della vita umana. Una contestazione del provvedimento – concretamente del tutto inefficace, ma politicamente rilevante – che punta in particolare sulla pretesa dell’Europarlamento di Strasburgo di vedere inserita l’interruzione di gravidanza nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione. Ecco la rassegna delle voci e delle dichiarazioni integrali.
Marina Casini Bandini (presidente del Movimento per la Vita)
«Diciamolo chiaramente: il diritto di aborto è l’aborto del diritto, dei diritti dell’uomo, dell’Europa. Non è un giudizio sulle donne, sui vissuti, sui drammi, sui singoli. È un giudizio sulla cultura che si ribella alla sola idea che la Corte Suprema degli Stati Uniti potrebbe ribaltare la sentenza del 1973 e considerare il concepito un essere umano degno di vivere, una cultura che non tollera in alcun modo che si parli di lui: il concepito, il bambino non nato, la persona in viaggio verso la nascita, uno di noi, insomma. Non solo non vuole che se ne parli, ma non vuole neanche che si ponga la questione: qualcosa o qualcuno? È questo il sintomo più grave di un atteggiamento veramente conservatore e reazionario racchiuso nell’ideologia pro-choice che si nobilita sotto la vernice dei diritti, delle libertà, della democrazia: tutti termini corrotti se i non nati vengono considerati un nulla da eliminare senza scrupoli. I diritti diventano pretese, la libertà sopraffazione, la democrazia una nuova forma di totalitarismo. Da dove viene questa ideologia? Viene dal prevalere degli interessi pratici sulla ragione moderna, perché la scienza di oggi dimostra la piena identità umana dei figli anche prima della nascita. La congiura contro la vita incontra insuperabili difficoltà nel contrastare la scienza e perciò preferisce imporre il rifiuto dello sguardo sul concepito, preferisce l’arroganza al dialogo, la censura alla libertà di pensiero, la menzogna alla verità. Possiamo rassegnarci a una tale situazione? Dobbiamo abbandonare ogni speranza? Non è possibile rassegnarsi né di fronte ai milioni di aborti realizzati con il sostegno degli Stati, né al numero incalcolabile di esseri umani eliminati nell’ambito delle tecniche di fecondazione in vitro. Negare il diritto a nascere significa sgretolare il grande progetto politico per cui l’Unione Europea esiste, significa aprire il solco di una lacerante contraddizione. Se riflettiamo in profondità, l’Unione Europea (Ue) nasce per difendere la vita. E oggi più che mai – si pensi alla guerra in corso – è indispensabile irrobustire questa consapevolezza. Ancor più è inaccettabile l’assuefazione di fronte all’attuale pretesa femminista – propagandata anche da potenti lobby internazionali – di considerare l’aborto come “diritto umano fondamentale”, come se il giusto moto di liberazione della donna da una minorità sociale e familiare trovasse la sua conclusione e raggiungesse il suo vertice con la facoltà di sopprimere i propri figli. Niente di più contrastante con la cultura dei diritti umani. Invece che deturpare i diritti pretendendo che diventi un diritto l’aborto, perché non occuparsi seriamente di liberare le donne dai condizionamenti (ce ne sono tanti!) che le spingono ad abortire? Non sarebbe questa una via per tutelare la salute delle donne che proprio dall’aborto viene danneggiata? Perché non investire finanziamenti e risorse per favorire le nascite, anziché promuovere iniziative per impedire a una moltitudine di esseri umani di vedere la luce? Parlare del diritto alla vita non è un impaccio, un freno, una difficoltà nella politica, ma – al contrario – una forza propulsiva».
Giovanni Paolo Ramonda (presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII)
«Conosciamo da vicino il dolore delle donne che hanno abortito e come il privarsi del loro figlio abbia segnato per sempre la loro vita. Sono loro le prime che dicono che l’aborto non è un diritto, ma una strada che hanno percorso, perché lasciate sole o osteggiate di fronte ad una gravidanza imprevista. Chi vuole sostenere le donne deve chiedere che sia garantito il diritto alla continuazione della gravidanza e ad avere tutti gli aiuti necessari. Non dare questi aiuti è omissione di soccorso».
Domenico Menorello (Agenda politica «Sui tetti»)
«La protervia ideologica contro la vita arriva fino al punto di ribaltare la realtà e il cuore dell’uomo, che ci dicono come l’aborto sia sempre dramma, avendo bisogno, per arrivare a tal segno, di reprimere la libertà della coscienza. Nessun Parlamento può rappresentare la civiltà europea se afferma questo, perché l’apporto della storia e della cultura europee al percorso dell’umanità e al mondo è esattamente di opposto segno: è cura e passione piena di creatività e intelligenza come di condivisione e accoglienza per ogni istante di vita. Chiediamo ai decisori politici e istituzionali europei, a qualsiasi ceppo della cultura europea appartengano, di arrestare un gesto che delegittimerebbe la stessa istituzione parlamentare comunitaria».
Massimo Gandolfini (presidente Associazione Family Day)
«Siamo davanti a un’Europa divenuta ormai irriconoscibile e impresentabile. Il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione che rappresenta una ingerenza priva di alcuna base legale, con la quale chiede una maggiore garanzia di accesso all’aborto senza limiti negli Stati Uniti. Ribadiamo che l’aborto non è un diritto, bensì una vera tragedia per il bimbo, ma anche per la donna. Non esiste infatti alcun trattato internazionale che lo definisca in questo modo, e neppure lo fa la Legge 194 italiana. Guardando oltreoceano, più che delle "minacce" a un diritto inesistente, il Parlamento Europeo dovrebbe semmai guardare con preoccupazione alle ulteriori derive della pratica dell’aborto, che in alcuni Stati Usa hanno portato all’uccisione del bambino fino a pochi giorni prima del parto».
Jacopo Coghe (portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus)
«Con risoluzioni ideologiche come queste il Parlamento Europeo si fa megafono di piccole e potenti lobby e si allontana non solo dai princìpi fondativi dell’Ue, tra cui la tutela della vita e della dignità personale, ma anche dai bisogni concreti delle famiglie europee di oggi, che chiedono una cultura politica pro-vita e non pro-morte»,
Olimpia Tarzia (presidente del Movimento Per-Politica Etica Responsabilità)
«La risoluzione "sulle minacce globali ai diritti all’aborto" approvata dal Parlamento Europeo, in riferimento a un’imminente sentenza della Corte Suprema Usa che ribalterebbe il verdetto Roe vs Wade del 1973, rappresenta un atto meramente ideologico, oltre che un’inammissibile interferenza nelle decisioni democratiche di uno Stato sovrano (oltretutto nemmeno Stato membro dell’Ue). Grave, inoltre l’attacco al diritto fondamentale all’obiezione di coscienza che rappresenta un’emanazione della libertà di coscienza, come si legge nella Carta dei Diritti fondamentali della stessa Unione Europea. Da un punto di vista giuridico non esiste un diritto all’aborto riconosciuto nel diritto europeo o internazionale. Esiste invece il diritto alla vita, a prescindere dalle condizioni personali di ciascun essere umano. Esiste il diritto di ogni madre a poter accogliere un figlio inatteso e a non trovarsi di fronte al dramma di non avere i mezzi economici per mantenerlo. Esiste il dovere delle Istituzioni di tutelare la maternità, garantendo sostegno, servizi ed aiuti economici alle donne in difficoltà per una gravidanza. Oggi più che mai ci viene chiesto di essere testimoni di una fede amica dell’intelligenza e dunque testimoni della vera laicità, Ci viene chiesto di abbattere definitivamente quel muro ideologico che impedisce di guardare all’oggettività dell’evidenza scientifica: il piccolo bambino concepito non è un “progetto di vita”, né un “fatto politico” o un “invenzione della chiesa”, bensì un nuovo individuo della specie umana, dotato, sin dal concepimento, di una sua personale e irripetibile identità genetica e autonomia biologica. Un figlio, insomma! Il più piccolo, il più debole, il più indifeso figlio della comunità umana, poiché non si vede, non si sente, non può scendere in piazza per far valere il suo diritto a nascere e, soprattutto, non vota! Ci viene chiesto di mettere in campo tutte le risorse affinché nessuna donna debba dire di essere stata costretta ad abortire perché lasciata sola, perché in condizioni di povertà economica o sociale. Il nostro impegno per la difesa della vita e della tutela sociale della maternità proseguirà con ancora maggior attenzione, affinché tali tentativi ideologici vengano sempre smascherati e fermati».
Alleanza Cattolica
«L’assemblea plenaria del Parlamento Europeo ha votato a maggioranza una risoluzione che invita la Corte suprema degli Usa a non fare passi indietro in tema di aborto. La risoluzione afferma anche che l’aborto è un diritto e biasima l’eccessiva estensione dell’obiezione di coscienza. I tre punti sono stati sostenuti dalle sinistre europee, Partito democratico compreso, hanno diviso i Popolari, mentre hanno votato contro i conservatori. Risultato finale: 364 si, 154 no, 37 astenuti. 1. L’interferenza del Parlamento europeo in vicende di uno Stato, gli Usa, che non fa nemmeno parte dell’Europa dimostra l’importanza della prossima decisione della Corte suprema americana. Speriamo e preghiamo perché i giudici degli Stati Uniti riescano a contribuire alla battaglia per la promozione della vita con un gesto che potrebbe avere straordinarie conseguenze. 2. L’aborto è un delitto e non può essere considerato un diritto. Diversamente vorrebbe dire che il concepito sarebbe una cosa e non una persona, “uno di noi”. 3. L’attacco all’obiezione di coscienza è indicativo di una mentalità totalitaria, che non solo nega il più elementare diritto, quello alla vita, ma attribuisce allo Stato il diritto di impedire l’esercizio della libertà di coscienza. L’Europa auspicata dal magistero della Chiesa, da Pio XII a Francesco, è un’altra cosa, con al centro la persona e la sua dignità che non proviene dal riconoscimento dello Stato. Ma la dignità è possibile solo dove viene rispettato il diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale.
Jaime Mayor Oreja (presidente di One of us)
«La Ue cammina verso il nulla seguendo la stella di Macron quando annuncia l’intenzione di portare l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Europa. Dobbiamo mobilitarci più che mai contro questo percorso verso il nulla. È il momento della mobilitazione. Chiamiamo tutti i Paesi e le persone a realizzare azioni contro questo attacco ai principi coesivi della nostra civiltà».
Reazione ferma e plurale dalle espressioni associative cattoliche impegnate a promuovere la vita umana davanti alla risoluzoione del Parlamento di Strasburgo per l'aborto come diritto fondamentale Ue
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