martedì 24 settembre 2024
La tragedia di Traversetolo interroga le coscienze di un territorio dove la diocesi, il Movimento per la Vita e la società civile sono attivi per sostenere la maternità, specie quand'è più difficile
Un banchetto del Centro aiuto alla Vita di Parma

Un banchetto del Centro aiuto alla Vita di Parma

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“Scegli la vita!”. Era stato uno slogan o, meglio, un impegno che il vescovo di Parma Enrico Solmi aveva lanciato alla città, alcuni anni fa, intendendo “vita” nel senso più ampio del termine ed estendendo questo appello non solo ai futuri genitori ma a ogni uomo e donna, in qualsiasi situazione ed età.

“Scegli la vita” significa ed implica tutelarla, accompagnarla e sostenerla, in ogni sua fase, dal concepimento fino al suo naturale compimento. Parole quanto mai attuali oggi, mentre i fatti di Traversetolo, con i corpicini dei due neonati morti dopo il parto ritrovati nel giardino della villetta dove abitava la mamma Chiara, ora ai domiciliari, ci mettono davanti ad azioni e scelte di rifiuto della vita, fino alla sua soppressione. Parole non rimaste tali, ma che sono state tradotte anche in azioni precise, a partire proprio dalla nascita di un bambino, non sempre desiderato, magari percepito come un ostacolo ai propri desideri di realizzazione, o temuto per la difficoltà di affrontare il peso economico che comporta.

Nel dicembre del 2010 – Anno del Neonato – è stata inaugurata la culla termica “Ninna ho”, progetto a carattere nazionale nato nel 2008 da un’idea della Fondazione Francesca Rava-Nph Italia onlus e del network Kpmg, con il patrocinio del Ministero della Salute e della Società Italiana di Neonatologia, per dare accoglienza e possibilità di vita a neonati abbandonati. La culla è situata all’interno di una struttura in muratura di fronte al nuovo ingresso dell’Azienda Ospedaliera, in una zona riservata e protetta. Dotata di particolari sensori, è costantemente videosorvegliata da un controllo remoto tramite una telecamera che verifica in ogni momento la possibile presenza di un neonato lasciato da chi non poteva tenerlo con sé ma l’ha fatto nascere. Un allarme acustico, collegato con il 118, avvisa tempestivamente il personale medico che si reca sul posto per trasferire il prima possibile il neonato presso il reparto di Terapia intensiva o Neonatologia, per gli accertamenti e le cure del caso. Il piccolo quindi viene ricoverato seguendo la procedura adottata per il neonato non riconosciuto e viene avviato il procedimento di adozione. Significativa la sinergia tra diverse istituzioni, nella consapevolezza che «la nascita rappresenta un importante evento personale, familiare e sociale ancor prima che sanitario».

Altra opportunità concreta, il progetto “Vita”, promosso dal Centro aiuto alla vita di Parma: una sorta di adozione di un nucleo con nascituro, che permette l’erogazione di una cifra mensile (dai 300 ai 450 euro) che viene modulata secondo le esigenze del nucleo familiare. Il progetto dà anche l’opportunità di tenere agganciate le famiglie e aiuta ad abbattere alcune difficoltà che possono costituire un ostacolo, non sempre di natura economica. Di qui l’importanza, come sottolineano al Centro aiuto alla Vita, di stare a fianco alle mamme non solo durante i mesi della gravidanza ma anche e soprattutto dopo, ad esempio nella fase dello svezzamento. Per evitare che problemi, affrontati e vissuti da sole, diventino macigni insormontabili, mentre se condivisi diventano invece generativi di vita. Non solo biologica.

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