
Il Giubileo, nella sua radice storica, è un tempo di rinascita: nato nella tradizione biblica come anno di perdono e restituzione della dignità ai più fragili, si è trasformato nei secoli in un’occasione di riflessione collettiva, rigenerazione sociale e riconciliazione.
Oggi, davanti a una crisi diffusa che riguarda la salute psicologica, assume un significato nuovo. Il Giubileo della Salute mentale che si tiene il 3 aprile a Roma, rappresenta un importante invito alla collettività: un richiamo condiviso alla responsabilità, alla solidarietà, al farsi carico dell’altro.
Papa Francesco ha più volte richiamato l’urgenza di non lasciare soli coloro che soffrono psicologicamente, superando lo stigma e promuovendo una cultura dell’incontro. In un tempo in cui molte forme di disagio – come ansia, ritiro sociale o disorientamento – segnalano spesso un malessere legato a precarietà, solitudine o esclusione, è fondamentale non ridurre ogni fatica esistenziale a un disturbo clinico. Serve uno sguardo capace di cogliere la complessità della sofferenza umana, evitando il rischio di una medicalizzazione eccessiva.
In questo scenario, il ruolo degli psicologi è più che mai centrale. Non solo come clinici ma come costruttori di contesti, alleati nella promozione della salute, mediatori tra individuo e società. Gli psicologi operano nelle scuole, nei servizi, negli ospedali, nei territori: aiutano a dare forma alla parola, a ricucire legami, a costruire significati. E soprattutto, adottano uno sguardo non stigmatizzante, in grado di riconoscere nella fragilità un elemento significativo dell’esperienza umana.

L’Ordine degli Psicologi della Lombardia porterà a questo Giubileo la voce di una professione impegnata ogni giorno nella cura e nella promozione della salute mentale. Un’occasione per riaffermare pubblicamente il valore sociale della psicologia e il ruolo attivo delle Istituzioni che la rappresentano.
L’espressione nella bolla di indizione del Giubileo – «La speranza non delude» – richiama al senso profondo di un lavoro che non si misura solo nei risultati ma nella qualità umana della cura. È difficile tuttavia dire con esattezza di cosa sia fatta la speranza per chi cura. Non è semplice ottimismo, né attesa passiva. Forse il modo più efficace per coglierne il significato è nelle parole di Cicely Saunders, fondatrice del movimento degli Hospice: «Dare vita ai giorni, non giorni alla vita». Un’espressione semplice e potente, che ricorda come, anche nei contesti più fragili, a scuola, in famiglia, nel lavoro, la qualità della relazione può fare la differenza.
Il Giubileo richiama infine l’idea che ogni crisi, grande o piccola che sia, possa diventare passaggio: un invito dunque a varcare una soglia simbolica per costruire un tempo nuovo per la salute mentale. Partecipare a questo Giubileo significa per l’Ordine che rappresento rinnovare un impegno: contribuire a costruire una società in cui la salute mentale sia diritto, dignità e bene comune.
*Presidente dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia
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