mercoledì 26 giugno 2024
La cura dell’anziano prima tappa del percorso dei Medici cattolici di Milano per riflettere su come portare più umanità in medicina. A cominciare dal dialogo tra chi vuole essere curato e il curante
Molti pazienti, specie anziani, si rivolgono ai Pronto soccorso in assenza di un dialogo con i medici

Molti pazienti, specie anziani, si rivolgono ai Pronto soccorso in assenza di un dialogo con i medici - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Recuperare la componente umana della cura medica, cominciando dagli anziani, oggi in aumento e spesso invisibili. Questo il primo spunto di riflessione degli incontri “Più umanità in medicina” organizzati dall’Associazione medici cattolici italiani – sezione di Milano “Santa Gianna Beretta Molla” – per riconoscere e riscoprire l’umano nella pratica della medicina e nelle questioni aperte di bioetica.

«La medicina sta facendo progressi enormi e molto importanti per la salute del paziente – ha osservato il presidente Alberto Cozzi introducendo il primo incontro –. Nonostante ciò l’eccesso di possibilità diagnostiche e l’avvento del privato orientato al profit hanno fatto sì che il paziente continui a fare domande sulla propria salute e non sia mai soddisfatto. Le questioni mediche di frontiera, la scienza e la tecnica sono insufficienti a dare risposte. Occorre far rifiorire la ricchezza della relazione medico-paziente. Un esempio: all’Ospedale Niguarda di Milano l’85% dei pazienti che si recano al Pronto soccorso è rappresentato da persone che si autopresenta, cioè dicono di non trovare il medico o sono in ansia per avere una risposta subito. Nasce quindi l’idea di realizzare un Pronto soccorso per i codici minori: una sconfitta per la professione e la relazione con il malato».

“La medicina dell’anziano: un compito complesso” è stato il tema del primo incontro di lunedì sera, in modalità online, aperto a tutti i medici. Ha partecipato anche don Luca Bressan, vicario episcopale della diocesi di Milano per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione sociale, che è stato recentemente ricoverato all’ospedale di Udine e poi a Milano. «Il problema non è solo avere risposte tecniche al disagio e alla malattia – ha detto –. Ma ciò che per me ha fatto la differenza è stata la capacità di umanizzazione degli infermieri. I fondamentali progressi della tecnica non possono farci dimenticare che la medicina è uno dei luoghi in cui sperimentiamo in maniera forte il legame di cura e l’amore del samaritano».

Il professor Marco Trabucchi, neuropsicofarmacologo e presidente dell’Associazione italiana di psicogeriatria, ha indicato le premesse di cui deve tenere conto il medico che cura un anziano. «Occorre considerare che la persona è un’opera incompiuta, sia biologicamente che psicologicamente – ha spiegato –. Non è mai ferma nella sua evoluzione. Inoltre, bisogna ricordare che invecchiare non è una malattia. Il terzo punto è la complessità: chi pensa di semplificare non può capire la realtà della persona. Un’altra premessa è il rispetto del progresso scientifico, che possiamo criticare, ma di cui non possiamo negarne i vantaggi. Infine c’è il primato della clinica, fondamentale per avere una visione complessiva della persona».

Trabucchi ha poi esaminato le caratteristiche dell’atto di cura dell’anziano. «Il primo punto è lo studio: l’anziano e la sua patologia hanno bisogno di una continua attenzione di studio – ha sottolineato –. Un’altra caratteristica è non avere nessuna scusa per la privacy, perché la privacy è nemica della curiosità clinica. Occorre, poi, mettere al bando il pessimismo, perché i fragili non hanno bisogno della nostra preoccupazione. Bisogna anche avere sempre il coraggio della parola, perché la parola lenisce. Di fronte alla persona che cerca aiuto è meglio rischiare per eccesso che per difetto. Il malato ha bisogno di contatto e di parole». In conclusione, «ci deve essere sempre un atteggiamento di generosità mentale, che riassume in positivo tutte le caratteristiche presentate». Una sorta di vademecum, quello indicato da Trabucchi, per i medici di oggi. A questo primo incontro, dopo l’estate, ne seguiranno altri su temi diversi con cadenza mensile o bimestrale.

Iscriviti alla newsletter settimanale gratuita di è vita. CLICCA QUI

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: