Venezia sott'acqua un anno dopo in tv
venerdì 13 novembre 2020
È possibile che Venezia possa scomparire sotto le stesse acque che l'hanno sostenuta per secoli? La domanda è inquietante, ma non è poi così fuori luogo dopo aver visto ieri sera su History (canale 407 di Sky) il documentario Venezia: la città che affoga, proposto a un anno esatto dal tragico evento del 12 novembre 2019 quando un'eccezionale ondata di acqua alta la sommerse quasi per intero devastando centinaia di attività commerciali, gondole e vaporetti, ma anche l'antica cripta della Cattedrale di San Marco e altri edifici storici. Si è trattato della marea più alta degli ultimi cinquant'anni, seconda solo a quella del 4 novembre 1966. Il lavoro di History, a partire da immagini realizzate con i cellulari che documentano l'arrivo dell'ondata come una sorta di tsunami, ricostruisce le ore drammatiche di quella sera dell'anno scorso per poi analizzare con ulteriori immagini, interviste e testimonianze come si è arrivati al «disastro annunciato» e quali possono essere le conseguenze, perché l'acqua salata s'infiltra dappertutto e deteriora qualsiasi materiale. A questo si aggiunge il cosiddetto fenomeno della subsidenza, ovvero del progressivo sprofondamento del fondo marino sotto la città. Da qui la forte denuncia del documentario che parla di «decenni di incompetenza e corruzione», di «previsioni sbagliate», di «turismo di massa senza regole», mentre i veneziani ammettono la propria impotenza e si dicono traditi pure dal sistema di allarme, quello che annuncia il livello delle maree. Non si ripone grande fiducia nemmeno nel Mose, il sistema di paratoie che si alzano per impedire all'alta marea di raggiungere la città. Il documentario è stato girato prima delle ultime prove di innalzamento che hanno salvato Venezia da una marea di 130 centimetri. Il problema è che l'“aqua granda”, come la chiamano i veneziani, di centimetri l'anno scorso ne aveva contati 187. C'è quindi da verificare se la diga tiene a quell'altezza e alla combinazione di piogge e venti che si verificò il 12 novembre 2019. Inoltre, il collaudo definitivo del Mose non avverrà prima del prossimo anno. Intanto, l'immagine simbolo del documentario resta quella di un'edicola che viene ripescata dal Canal Grande.
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