Una persona, tutto, può cambiare
venerdì 7 giugno 2024
La bellezza dei romanzi risiede non solo nelle affermazioni che danno al lettore la possibilità di incamerare una citazione che può diventare uno slogan. Ma anche nell’articolazione della scena che l’autore costruisce, nell’alternarsi di un dialogo o nella successione di fatti descritti. Prendiamo Casa (Einaudi), romanzo di Marilynne Robinson. Siamo nel bel mezzo di una discussione religiosa su salvezza, predestinazione e grazia. Vari personaggi sono presenti, tra i quali Jack, considerato “il cattivo” della vicenda. Ascoltiamo Robinson: «“Sì, io mi sono interrogato a lungo su come il mistero della predestinazione potesse riconciliarsi con il mistero della salvezza”. “Nessuna conclusione?”. “Nessuna che mi venga in mente al momento”. Poi aggiunse: “A quanto pare le conclusioni non sono mai interessanti come i problemi. Voglio dire, non sono quelle a rimanere impresse”. Chiuse gli occhi. Jack le sorrise: “Mio padre diceva sempre che il modo migliore per tenermi lontano dai guai era di rendermi utile”. “Resti soltanto un altro minuto”, insisté lei, e Jack si appoggiò contro lo schienale e la osservò, come gli altri, perché sembrava farsi coraggio. Poi alzò gli occhi e lo guardò dicendo: “Una persona può cambiare. Tutto può cambiare”. Con tono molto gentile Jack disse: “Oh, grazie, Mrs Ames. Volevo sapere solo questo”». Bastano quegli “occhi chiusi” o quella postura sullo schienale, per dare profondità simbolica a uno scambio verbale che altrimenti sarebbe solo scambio di contenuti. E invece diventa poesia. © riproduzione riservata
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