Muovendo da Gubbio e arrivando nel territorio di Cantiano attraverso il bellissimo bosco di Tecchie, ricco di faggi e di cerri maestosi, si lasceranno oggi alle spalle quell'Umbria, da dove, grazie a san Benedetto da Norcia, vennero gettati i primi semi spirituali della costruzione europea. Erano partiti il 1° maggio da Attigliano, per raggiungere nella prima giornata di marcia Lugnano in Teverina.
Marco Saverio Loperfido e Marina Vincenti, coppia di coniugi con cane al seguito, sono diretti a Bruxelles, cuore di quella Europa che per secoli è stata percorsa da eserciti sempre ferocemente l'un contro l'altro armati. Duemila e 400 chilometri da macinare rigorosamente a piedi. Con adeguate pause di un giorno ogni quattro o cinque tappe. Arrivo previsto il 18 ottobre, destinazione finale Rue Wiertz 60, sede del Parlamento comunitario.
Malgrado la durata e la cadenza abbastanza contenuta, non sarà una passeggiata di salute, come hanno già sperimentato nelle prime due settimane. E l'inevitabile fatica, in questa impresa pedatoria con pochi precedenti, acquista a sua volta una portata simbolica, in questo 2017 che ha visto compiersi il sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma. Un traguardo raggiunto anch'esso non senza ostacoli e inciampi, cadute e penose ripartenze. Ma infine raggiunto.
Gli sposi marciatori attraverseranno Austria, Germania, Francia, Lussemburgo e Belgio, toccando 179 città, ma anche parchi nazionali, oasi e riserve naturalistiche. Soprattutto, visitando antichi borghi e utilizzando sempre percorsi alternativi ai grandi itinerari stradali, contatteranno comunità locali, associazioni di volontariato e del terzo settore, per raccogliere esigenze e attese di popolazioni di rado alla ribalta delle cronache continentali e portarle all'attenzione dei 751 eurodeputati. Recapitandoli brevi manu, come i postini di una volta.
Marco Loperfido non è uno sconosciuto nel mondo dell'ambientalismo italiano. Guida naturalistica ed escursionistica dell'Aigae (l'associazione professionale di categoria), da tempo persegue un progetto di "mappatura" del nostro territorio nazionale (l'ha chiamato "AmmappaItalia!) lungo percorsi extraurbani percorribili il più possibile a piedi. Adesso prova ad ampliare l'orizzonte ben al di fuori della Penisola. E a questa iniziativa ha dato il titolo di "Paese Europa", evidentemente convinto del legame strettissimo che, al di là di lingue e tradizioni differenti, unisce popolazioni legate da un'antica identità comune.
Nella conferenza stampa alla partenza, ha spiegato che «individuare e tracciare un percorso tra un borgo e l'altro significa ridare ai paesi il ruolo storico che da sempre hanno: essere luoghi di ospitalità, luoghi di posta, dove riposarsi, rifocillarsi, trovare tranquillità dal viaggio. Significa incentivarne il ripopolamento e l'economia locale». Un obiettivo molto più culturale che turistico, con implicazioni politiche forse non immediatamente percepibili, ma tutt'altro che banali. In realtà i promotori sono dei veri "euronativi", discendenti lontani ma consapevoli di quei mercanti, pellegrini, artisti e missionari che, muovendosi perlopiù a piedi, hanno intessuto per oltre un millennio una rete straordinaria di valori e di conoscenze, oggi messi a rischio dai "sovranismi" di ritorno. È anche di idee come questa, non meno che degli inni di Macron, che la costruzione europea ha bisogno per rilanciarsi. Gente che sa inventare sempre nuove occasioni di incontro e di contatto, disposta anche a rischiare qualcosa di più di una vescica sotto i piedi. E dunque, per restare all'attualità, bonne route!
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