Ci voleva uno storico con l'autorevolezza e l'erudizione di Franco Cardini per compendiare in un solo post, ancorché lungo 10mila caratteri, "tutte" le tradizioni religiose, pagane e cristiane, che sono precipitate sul periodo natalizio così come lo viviamo oggi in Italia e in Europa. Il testo, pubblicato domenica scorsa sul blog dello studioso "Minima Cardiniana", ci accompagna dentro i simboli che in questi giorni ritornano puntualmente a riempire il nostro sguardo.
Per primo ripercorre il percorso assai articolato che da san Nicola di Mira conduce a Babbo Natale, slitta e renne (e Coca Cola) comprese: «La sua veste vermiglia e la slitta trainata dalle polari e solari renne non c'ingannino: dietro al santo cristiano derubricato in allegro e rubicondo nonnetto c'è in filigrana una divinità nordica solstiziale». Ma lo spazio più ampio viene dedicato al radicarsi della festa del Natale nella stagione invernale, sebbene dalle narrazioni evangeliche si deduca che la nascita di Gesù avvenne in estate.
Se di tale radicamento ci parlano «il presepe francescano non meno dell'Albero di Natale nordico e pagano cristianizzato da Lutero», esso va pazientemente ricondotto all'Impero romano del IV secolo, quando emerse l'«esigenza di salvaguardare tradizioni care ai popoli ch'erano disposti ad accogliere la nuova religione ma restii ad abbandonare le antiche usanze», come i culti della divinità misterica Mithra e del Sol Comes Invictus. Cardini mette così ordine, per quanto possibile, in una materia di cui in tanti conosciamo giusto un pezzettino, magari solo per sentito dire. Ma anche illumina, senza neppure averne l'intenzione (è stato pubblicato prima), la qualifica di «anacronismo» con la quale papa Francesco ha definito le ipotesi intorno all'uso della parola "Natale" formulate nelle già ritirate «Linee guida sulla comunicazione inclusiva» della Commissione europea.