È stato diffuso il 24 gennaio il messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che nel 2024 papa Francesco ha voluto dedicare a “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore”; qui su “Avvenire” il tema e il testo sono già stati oggetto di un editoriale (bit.ly/3UdvDcj) di fra Paolo Benanti. Tra le parole del papa, ve ne sono alcune che egli stesso riporta a un caso personale. Sta parlando del «problema della disinformazione che stiamo affrontando da anni nella fattispecie delle fake news e che oggi si avvale del deep fake, cioè della creazione e diffusione di immagini che sembrano perfettamente verosimili ma sono false, o di messaggi audio che usano la voce di una persona dicendo cose che la stessa non ha mai detto», e annota tra parentesi: «È capitato anche a me di esserne oggetto». È più che probabile, come è già stato osservato, che si riferisca all’immagine, realizzata tramite la piattaforma di intelligenza artificiale “Midjourney” e posta in circolazione il 25 marzo 2023, in cui Francesco è ritratto avvolto in un “piumino” soffice ed elegante; fu accreditata all’epoca di 25 milioni di visualizzazioni. A me sembrò un’operazione volta, più che altro, a giovarsi della popolarità del papa per promuovere la piattaforma.
Retes “reclutato” a sua insaputa
Ma è proprio di questi giorni una notizia in cui un altro prelato è oggetto di deep fake, e questa volta l’inganno in cui vengono tratti gli utenti ha una finalità chiaramente fraudolenta. La leggo su “Religión Digital” (bit.ly/3HRxNad), grande portale ispanofono di informazione religiosa; la fonte primaria è tuttavia “Desde la fe” (bit.ly/3Hzj9ny), organo digitale «di formazione e di informazione» dell’arcidiocesi di Città del Messico. Il fatto riguarda proprio il cardinale arcivescovo Carlos Aguiar Retes, primate del Messico. Un’azienda che commercializza prodotti ingannevoli per la salute, ovvero che assicurano la guarigione da questa o quella malattia senza portare alcuna prova tecnico-scientifica, ha confezionato e diffuso un video nel quale l’arcivescovo diventa un suo testimonial: dichiara di aver sofferto di diabete da dieci anni e di esserne guarito grazie al prodotto venduto da tale azienda. «Dopo un trattamento il livello dello zucchero nel mio sangue si è normalizzato. (…) Grazie a Dio ho vinto questa terribile malattia», recitano i vistosi sottotitoli del filmato del cardinal Aguiar Retes, riprodotto da “Desde la fe” in un video che ne evidenzia accuratamente le manipolazioni (bit.ly/3u6mmIa). Da notare che a dare l’allarme sui social è stata un’altra recente vittima messicana di deep fake: padre José de Jesús Aguilar, il cui canale YouTube (bit.ly/3HygCdt) conta 1 milione 340mila iscritti, e che sia lui sia l’arcidiocesi hanno raccomandato agli utenti di darsi il più possibile da fare, con il passaparola, per smascherare il falso. Lo stesso post di “Desde la fe”, dopo aver descritto alcune forme del fenomeno che toccano direttamente le comunità cristiane, si conclude con tre nette raccomandazioni agli utenti digitali: verificare sempre l’autenticità delle informazioni che si ricevono; contattare direttamente il mittente quando i messaggi sospetti arrivano da un proprio contatto; denunciare gli eventuali falsi tanto nella Rete quanto presso l’autorità di pubblica sicurezza.
Sfruttata l’autorevolezza della Chiesa
Non sono poche le chiose che questa storia suggerisce. Comincio con il sottolineare che, se per ordire questa truffa è stato scelto il cardinal Aguiar Retes, significa che egli gode in Messico di grande popolarità e di altrettanta credibilità: molti ricorderanno che qualcosa del genere è capitato, lo scorso autunno, ai famosissimi Tom Hanks (negli Stati Uniti) e Mara Venier (in Italia). C’è poi da notare che questo è uno dei momenti in cui un’istituzione ecclesiale si ritrova ad apprezzare il fatto di essere veramente attiva in Rete e sui social: grazie a ciò è stato possibile mettere in moto il necessario allarme, trasformandolo addirittura in un’occasione di educazione digitale. Infine è opportuno constatare che il deep fake non viene utilizzato qui, fortunatamente, per ingannare i fedeli in materia di fede. E tuttavia il termine stesso, “productos milagros” (alla lettera: prodotti-miracolo) che lo spagnolo utilizza per individuare il genere di “farmaco” pubblicizzato in questo modo fraudolento fa pensare che queste tecnologie aprono alle tante persone senza scrupoli pronte ad approfittare della (buona) fede altrui un campo sterminato: quello della falsificazione di miracoli in senso proprio e di loro testimoni religiosamente credibili.
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