Quindici anni fa nacque per errore, come ha ammesso il suo inventore Jack Dorsey. Doveva essere uno strumento per l'invio di messaggi sms, sul modello di ciò che oggi è Whatsapp. Quindici anni dopo è diventato uno dei social network più affermati a livello globale, con cinquecento milioni di utilizzatori nel mondo, ricavi che hanno raggiunto il miliardo di dollari e una forte crescita delle assunzioni nel primo semestre di quest'anno. È Twitter, il regno dei cinguettii.
Confesso d'essere di parte, essendo Twitter l'unico social che utilizzo. Ma nessuno può negare che sia, oggettivamente, il più minimalista, leggero, veloce e onnipresente degli strumenti di comunicazione social. Twitter è oggi il social preferito di chi ama i commenti e le opinioni, anteponendoli rispetto al desiderio di mettere in vetrina la propria vita (vera o presunta) e di curiosare in quelle degli altri, che caratterizzano invece gli amanti di Facebook o di Instagram. Ed è uno strumento di comunicazione magico, a mio avviso, per due fondamentali motivi. Perché mette al centro la forza delle parole: modello di riferimento prezioso, in un'era dominata dalle immagini e dall'immagine. E perché non è solo un mezzo di comunicazione, ma anche di informazione qualificata e (in qualche modo) di formazione.
Non a caso, tra i social network, è di gran lunga la prima fonte di notizie in ambito politico. Tra i leader globali, ne intuì per primo la forza Barack Obama. Negli ultimi anni Donald Trump ne ha fatto il suo strumento di comunicazione principe, dalla trionfale campagna elettorale fino all'ingloriosa sconfitta con discesa agli inferi.
Oggi - in tutto il mondo avanzato - Twitter è il mezzo di comunicazione preferito da politica e giornalismo perché rispecchia perfettamente le caratteristiche della politica contemporanea: il pensiero veloce al posto dell'analisi approfondita, la battuta sagace al posto della dichiarazione formale, l'equivalenza assoluta tra politica e comunicazione come bussola del pensiero e dell'azione dei leader di partito.
Il futuro di Twitter è legato soprattutto alla sua "personalizzazione". L'utilizzo open della piattaforma, come ha annunciato Jack Dorsey, dovrebbe consentire a breve a tutti noi di adattare l'algoritmo alle proprie esigenze comunicative. Così come un'attività molto più stringente di prevenzione e di lotta contro le fake news dovrebbe qualificare ancor più questo social come strumento principe di informazione.
In ogni caso, il segreto del suo successo è e rimarrà l'incomprimibile voglia dell'uomo di esprimere la sua opinione. Cinguettando a tutte le latitudini, in unico grande contenitore di parole.
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