Ce lo siamo chiesti tutti, decine di volte: perché dobbiamo stare sui social? E soprattutto: qual è il modo giusto di starci? E ancora: qual è il modo migliore per utilizzare smartphone e tablet senza diventarne schiavi?
Che voi siate genitori, insegnanti, educatori o soltanto persone che si fanno ancora domande, sappiate che da qualche giorno non avete più scuse. Per chiarirvi le idee esiste un libro molto utile e prezioso nato da una domanda chiave che si sono fatti gli autori: come fare per vivere felici e connessi? Si intitola Tienilo acceso. Sottotitolo: «posta, commenta e condividi senza spegnere il cervello». Edito da Longanesi, ha 288 pagine e costa 14,90 euro. Non ditelo in giro, ma in alcuni negozi digitali è in offerta a 12,99 euro e in versione digital a 6,99 euro.
Quando ho letto la frase di Stefano Bartezzaghi sulla fascetta di copertina («I social verranno insegnati a scuola e questo sarà il manuale») ho pensato esagerasse un po'. Lo fanno tutti. Da sempre. Come quando ved(ev)i certe pubblicità con le locandine dei film in uscita, con in sovrimpressione giudizi e frasi sempre un po' roboanti tratte dalle recensioni dei quotidiani: «meraviglioso», «imperdibile», «il suo miglior film» eccetera.
Invece, se possibile, questo lavoro è di più. Perché non è un «manuale» (solo) per l'uso dei social ma per tutto ciò che attiene al digitale. Il tutto scritto in maniera brillante. Perché Vera Gheno e Bruno Mastroianni, che l'hanno realizzato, sono degli efficaci divulgatori. Sociolinguista la prima, specializzata in comunicazione digitale e curatrice del profilo Twitter dell'Accademia della Crusca; giornalista, filosofo e comunicatore il secondo, nonché consulente per i social di programmi di Ra1 e Rai3, e autore del prezioso volume La disputa felice. Dissentire senza litigare sui social network, sui media e in pubblico.
Prendendo per mano il lettore, Gheno e Mastroianni si fanno carico dei suoi dubbi, delle sue paure e dei suoi scoramenti. Non usano studi o formule, ricerche sociologiche o numeri ma sempre e solo esempi concreti che rispondono a questioni molto concrete, tipo: come faccio a relazionarmi con i miei figli o i miei alunni che del digitale ne sanno più di me? Per venire al titolo del volume: perché devo tenere e far tenere il cellulare accesso (ai miei figli o ai miei alunni), quando spesso il buon senso mi direbbe di spegnerlo e di farlo spegnere?
A rendere questo lavoro prezioso c'è il fatto che al centro non ci sono Google, Facebook o gli altri giganti del digitale ma sempre l'uomo. Ci siamo noi. Cioè, «persone connesse tramite i social network con le parole».
Un'altra cosa mi è piaciuta molto di Tienilo accesso: non promette miracoli o soluzioni facili. Anzi, dichiara subito: «non esistono formule magiche ma, nel suo piccolo, ciascuno di noi può fare la differenza, curando con più attenzione il modo in cui vive – e quindi parla – in rete: di sé, di ciò che accade, degli altri e con gli altri». La responsabilità, insomma, non è mai né dello strumento né degli altri, ma di ognuno di noi.
Nessun argomento importante viene trascurato. Dal bullismo alle notizie false, dai conflitti social a come costruire la propria identità in Rete, ogni punto nodale è affrontato in maniera efficace. E, cosa utilissima, al termine dei capitoli c'è un riassunto in punti dei temi toccati e delle soluzioni proposte.
Leggendo Tienilo acceso nella versione digitale, mi ero salvato una novantina di passaggi per raccontarvelo al meglio. Ora che questo spazio è terminato, li scorro velocemente per paura di avere dimenticato qualcosa. Ovviamente ho dimenticato moltissimo, perché è impossibile condensare in poche righe un lavoro simile. Mi restano negli occhi però alcune parole chiave: educazione, dialogo, umiltà, consapevolezza, studio, relazione, cura, scelta, pazienza, approfondimento. Con l'aggiunta (come spiega il libro) della fondamentale autoironia avrete la formula perfetta per vivere felici e connessi.
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