Saga familiare in stile western, The son - Il figlio, da martedì in prima serata su Sky Atlantic e in streaming su Now, racconta la storia, ambientata in Texas a cavallo tra Ottocento e Novecento, di Eli McCullough, ricco proprietario terriero con alle spalle un trascorso doloroso: la sua famiglia nel 1849 è stata assassinata da una tribù di nativi Comanche, mentre lui, ragazzino, è stato rapito e poi cresciuto dalla stessa tribù. Adesso, nel nuovo secolo, è un uomo senza scrupoli, un magnate, un “lord del bestiame” intenzionato a diventare un “lord del petrolio” in linea con l'epopea di un Texas sempre più proiettato verso forme di capitalismo. Accanto a questo spaccato sociale di un'epoca segnata dall'ossessione per il guadagno e dalle discriminazioni razziali, c'è la vicenda familiare di Eli e in particolare il problematico rapporto con il figlio Pete, contrassegnato da disaccordi e incomprensioni, anche perché il giovane, a differenza del cinico padre pronto a qualsiasi cosa anche ad uccidere pur di difendere i propri interessi, è un idealista attento alla morale con cui si gestiscono gli affari. Da qui anche il titolo The son - Il figlio per questa serie giunta alla seconda e ultima stagione, tratta dall'omonimo romanzo di Philipp Meyer, finalista al Premio Pulitzer, scritta e prodotta dallo stesso Meyer con Lee Shipman e Brian McGreevy e interpretata da Pierce Brosnan con il buon doppiaggio di Luca Ward. Per il resto, al di là dello scontato e inevitabile scontro sullo sfondo di uno spietato West tra buoni e cattivi di cui al momento si ignora l'esito finale, questa seconda stagione sembra meno coinvolgente, un po' perché ormai i trascorsi sono noti, un po' per qualche lentezza di troppo e i flashback che a volte rendono meno fluida la narrazione.
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