Sul disastro Caporetto Rai Storia da manuale
giovedì 26 ottobre 2017
L'acqua è l'elemento di vita per eccellenza. Per molti ha anche un valore salvifico. Eppure, può diventare confine di morte. L'inutile strage della Prima guerra mondiale è, ad esempio, segnata dai corsi d'acqua: fiumi che da un secolo scorrono anche nell'immaginario collettivo. Le sponde dell'Isonzo e del Piave delimitano l'inizio e la fine della disfatta di Caporetto. Ma nel mezzo c'è anche il Tagliamento. L'acqua diventa così il filo conduttore del documentario Generazione Caporetto, che Rai Storia ha proposto martedì sera, 24 ottobre, giorno anniversario dell'inizio della “dodicesima battaglia”, quella che nel giro di 15 giorni avrebbe spinto l'esercito italiano indietro di 120 chilometri (dall'Isonzo al Piave, appunto) lasciando sul terreno oltre 10 mila morti, 30 mila feriti, 300 mila prigionieri, 350 mila militari sbandati e 250 mila civili in fuga. Un dramma (affrontato in questi giorni in molti altri programmi tv e nei servizi dei Tg) sulle cui responsabilità gli storici ancora si interrogano. Anche se la tesi più condivisa è quella degli errori nella regia militare: dal comando supremo a quello sul campo. Così, a cento anni dalla ritirata di Caporetto, il docufilm di Rai Storia, scritto da Nicola Maranesi e diretto da Valentina Gualtieri, ripercorre i sentieri calpestati dai soldati italiani in fuga, rivivendo le sofferenze di allora attraverso le testimonianze conservate nell'archivio diaristico di Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo. In qualche modo riascoltiamo la voce del fante diciottenne morto sotto i colpi dell'artiglieria austroungarico-tedesca, o il poco più anziano tenente per cui questi ricordi, comunque vada, sono «cosa santa». Con l'ausilio di due storici (Mario Isnenghi e Marco Mondini), le suggestive inquadrature in maggior parte realizzate con il volo dei droni sui luoghi naturali teatro della guerra e le preziose immagini di repertorio, Generazione Caporetto è davvero un buon prodotto, bissato ieri sera da un ulteriore capitolo di Rai Storia: La dodicesima battaglia, di Andrea Leoni e Federico Schiavi, che racconta Caporetto attraverso la penna dei grandi scrittori che l'hanno vissuta: da Ernest Hemingway a Carlo Emilio Gadda. Dai loro scritti, duri ed emozionanti, contrapposti ai diari dei generali come Rommel, emerge netta la dimensione disumana della guerra.
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