venerdì 6 novembre 2020
C’è uno scrittore italiano che nessuno sembra oggi ricordare, nonostante sia stato pubblicato da vivo da grandi editori e sia stato spesso premiato. A farmelo scoprire fu una scrittrice che era quanto di più lontano da lui si potesse forse trovare, Elsa Morante, che mi chiese un giorno a bruciapelo: «Ma tu che fai finta di aver letto quasi tutto, Stefano Terra lo hai mai letto?». Trovai subito in libreria un vecchio Bompiani, La fortezza del Kalimegdan (1956) che, con Alessandra (1974) è il suo romanzo più noto. E subito dopo cercai altri suoi libri e chiesi di lui a chi lo conosceva, ma senza osare importunarlo. Ho provato più di una volta senza successo a suggerire la ristampa di quei due romanzi (e di altri)
a dei piccoli editori, ma per un verso o per l’altro, eredi o pregiudizi, mi è sempre andata male. Chissà che non sia questa la volta buona. Stefano Terra (pseudonimo di Giulio Tavernari, 1917–1986), nato a Torino ma vissuto poco in quella città, fu molto apprezzato a suo tempo da Vittorini, Pampaloni e da tanti altri; fu giornalista e giramondo, antifascista e “azionista” vissuto a lungo in Egitto, gran conoscitore del Medio Oriente. Fu anche espulso dalla Jugoslavia di Tito a causa delle sue corrispondenze non servili. Si affermò a guerra appena finita con un piccolo libro prezioso, La generazione che non perdona (Il Cairo 1942, poi nel ‘45 presso le eroiche edizioni lombarde di matrice cattolica “U”, e l’U, è bene ricordarlo, stava per Uomo). La fortezza del Kalimegdan è forse il suo libro più bello, che parla della ricerca di una persona scomparsa in tempo di guerra tra Grecia ed Egitto, Siria e Libano e Jugoslavia. Un mondo di cui i lettori italiani conoscevano piuttosto poco, salvo quelli che c’erano stati da militari o diplomatici... e fu anche per questo che i suoi libri mi affascinarono. Fu un bravo scrittore egiziano attivo in Francia e grande amico di Albert Camus, Albert Cossery, a dire di lui che «non ha mai scritto una frase che non contenga una dose di ribellione». E Terra ha detto e ripetuto più volte che bisogna vederlo sempre dalla parte degli sfruttati e in opposizione agli sfruttatori. Per chi voglia saperne di più, consiglio un bel libro a lui dedicato, La grande armata dei dispersi e visionari (Ediesse 2013)
di Massimo Novelli, a cui dobbiamo altre appassionanti biografie di militanti e scrittori irregolari di cui per fortuna la nostra storia è stata ricca, almeno fino a ieri. Ma Terra fu anche narratore più intimo e raccolto, per esempio nella bella storia d’amore tra un torinese e una napoletana che è Alessandra. Rimpiango fortemente di non averlo potuto conoscere, per mia pigrizia. Ma è ora di riscoprirlo, cari editori!
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