Sky, i tanti dubbi sul delitto di Cogne
martedì 1 febbraio 2022
A distanza di vent'anni, il caso del delitto di Cogne può dirsi risolto? Per la giustizia sì: Anna Maria Franzoni, la mamma del piccolo Samuele ucciso il 30 gennaio 2002 nella sua casa in Val d'Aosta, è stata condannata con sentenza definitiva e ha già scontato la pena. Stando, invece, alle sibilline affermazioni di Carlo Taormina, a suo tempo avvocato difensore, «Anna Maria Franzoni non ha ucciso Samuele». Alla domanda «Allora, chi lo ha ucciso?», Taormina risponde: «Domandatelo a lei». È questo uno dei passaggi più inquietanti del documentario di Simone Passarella, Il delitto di Cogne, prodotto da Simona Ercolani, con la regia di Claudio Pisano, andato in onda in due parti, domenica e ieri sera, su Crime+Investigation (canale 119 di Sky). Il resto è inquietante per tutto quello che è successo intorno all'infanticidio diventato un caso mediatico senza precedenti. E questo, il documentario lo racconta bene, con il distacco del tempo trascorso, ma senza rinunciare a una ricostruzione dettagliata, giorno per giorno, attraverso le dure immagini originali dei Carabinieri e soprattutto le testimonianze, alcune quasi fossero confessioni, come quella del fotografo Gigi Iorio, che ammette senza mezzi termini di essere stato, insieme a tanti altri, uno sciacallo e che mai ripeterebbe quanto fatto in occasione del delitto di Cogne per assecondare la curiosità morbosa di giornali e tv, lettori e telespettatori. «È come fossimo stati in un film», commenta il giornalista de “La Stampa” Enrico Martinet, mentre la villetta di Cogne, già dalla sigla, diventa simbolicamente una casa di carta, ma di carta di giornale. In ogni caso, «capire, non giudicare, è un dovere», chiosa il collega Marco Neirotti. Intanto si avvertono le parole e la musica di Una storia sbagliata di Fabrizio De André.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: