Domenica scorsa (qualche lettore ricorderà) questa rubrica si era occupata dell'«amore integrale« di cui su La Repubblica aveva scritto un teologo dalle tesi interessanti ma discutibili. Oggi il tema è una variante: «Il vero amore», vero secondo il parere, questa volta, di una filosofa, Michela Marzano, che insegna come professore associato all'Università di Parigi V e ne scrive sul medesimo quotidiano (venerdì 5). Secondo la sua tesi, l'omosessualità non è «una malattia da sradicare», ma, «esattamente come l'eterosessualità, è solo un orientamento sessuale». Difficile basare il «vero amore» su un'affermazione così palesemente errata. La sessualità normale non è «un modo», ma «il» modo di essere e di amare. «Il» modo in cui si trasmette e si continua la vita. Scrive ancora la professoressa che l'omosessualità «fa parte della propria identità, quella con la quale tutti dobbiamo fare i conti, anche quando ci sono cose che vorremmo che fossero diverse, che magari non sopportiamo». La Marzano commentava, scandalizzata, la notizia che in Val Camonica (Brescia), c'è un «Centro di spiritualità Sant'Obizio», dove – scandalo! – si cura chi vuole «guarire» dalla condizione omosessuale mediante la fede. La filosofa insorge: «Non c'è nulla da riparare». Ma se «con la nostra identità dobbiamo fare i conti», perché si dovrebbe deplorare chi i conti li vuol fare con la propria omosessualità e chiede aiuto anche alla fede? Se chi i conti li fa perché è convinto che il «vero amore» è quello tra uomini e donne? Che ne sa la filosofa Marzano dei drammi interiori di tanti che lei non conosce? Che male c'è se uno vuole recuperare una eterosessualità se questa è soltanto – lo dice lei – «un modo di essere e di amare esattamente» come quello gay? Il vero amore, poi, è anche quello per il prossimo, che comprende e insegna agli eterosessuali di amare gli omo e a costoro gli etero. Ed è anche l'amore di Sant'Obizio, il quale si convertì, lasciò armi e cavallo, si fece monaco e distribuì le sue ricchezze ai poveri.BENE DI IDEE LGBT-SGCMSecondo Il Tempo (giovedì 4), Ignazio Marino, non sazio del registro in cui si trascrivono le coppie dall'«amore politico», avrebbe annunciato che, sabato 13 prossimo, «il Campidoglio parteciperà per la prima volta al Gay Pride di Roma con un suo striscione istituzionale, dietro il quale sfileranno il Sindaco di Roma, i membri della sua Giunta, i Consiglieri di maggioranza e i Presidenti dei Municipi», perché «l'Amministrazione di Roma Capitale si riconosce in queste rivendicazioni». Il Gay Pride annuale è organizzato dall'Associazione LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali). Se la notizia si rivelerà esatta, bisognerà aggiornare la sigla: "LGBT-SGCM" (…-Sindaco, Giunta, Consiglieri, Municipi).
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