Il giallo-poliziesco imperversa, i commissariati e gli ispettori la fanno da padroni in tv. Le serie con l’omicidio da risolvere si susseguono, coinvolgono sempre più la provincia italiana, le donne poliziotto e gli uomini di… peso: da Torino a Udine a Treviso, da Lidia Poët a Teresa Battaglia, da Kostas Charitos a Giuseppe Stucky, ovvero da Stefano Fresi a Giuseppe Battiston, con quest’ultimo protagonista il mercoledì in prima serata su Rai 2 e poi su RaiPlay della serie liberamente ispirata ai romanzi di Fulvia Ervas. E se Kostas era greco, Stucky è di origina iraniana, nato a Tabriz da madre persiana, anche se per parte di padre proviene da antenati svizzeri trasferitisi nell’Ottocento in Veneto. Fisicamente Fresi e Battiston si assomigliano, qualcuno li confonde pure, insieme hanno fatto anche un film: Il grande passo, di Antonio Padovan, nel 2019. La loro particolarità fisica è la stazza, che li rende simpatici al primo impatto. A unirli però è soprattutto il grande intuito e l’ironia, cosa che accomuna generalmente anche gli altri detective dello schermo, mentre si distinguono per la loro ostilità alla tecnologia. Stucky è in questo un antitecnologico per eccellenza: non ha il cellulare e nemmeno il computer, odia i social, annota tutto su dei foglietti volanti che riordina mentre è all’osteria del suo amico Secondo (Diego Ribon) con il quale si confida, non disdegna un buon bicchiere e nemmeno il sigaro, indossa sempre un trench piuttosto liso, non porta la pistola, non guida la macchina, ama girare a piedi per Treviso di notte. Ma soprattutto ha una curiosità innata e fortissima verso le persone, ne studia il carattere e sta attento ai particolari, ai gesti d’istinto. In Stucky (prodotta da Rai Fiction, Rosamont e Rai Com e diretta da Valerio Attanasio), a differenza dei gialli classici, l’assassino si vede subito in modo da concentrare poi l’attenzione sugli aspetti psicologici di un omicidio, omettendo la parte procedurale dell’indagine o le scene d’azione. Un po’ come per il Tenente Colombo (con cui Stucky condivide non solo il trench, ma anche l’aria svagata e sorniona), l’investigazione si basa sullo studio dei comportamenti e sui colloqui con i diversi personaggi legati in vario modo con la vittima, tra cui chiaramente si nasconde anche l’assassino. E quando l’ispettore (al cui fianco troviamo sempre Marina, medico legale e amica di lunga data interpretata da Barbora Bobulova) punta il presunto colpevole non gli dà scampo, lo tampina e alla fine lo incastra. Il positivo della serie è dunque quello di presentare la figura di un antieroe, attento alla giustizia, ma anche alla condizione dell’animo umano, raccontato in episodi finalmente contenuti in un’ora (al netto della pubblicità), sullo sfondo di una città bella come Treviso ancora poco presente nell’immaginario cinematografico e televisivo.
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