Come riflettere, nelle nostre comunità cristiane, sulla pandemia dalla quale stiamo, lentamente, uscendo? Ogni giorno un nuovo strumento (post, video, articoli, libri...) vede la luce, ma certamente merita il primo piano la «lettura spirituale» preparata dalla Commissione CEI per la dottrina della fede come «traccia di riflessione per accompagnare l’annuncio e la catechesi». Presentata martedì 23 su Avvenire ( bit.ly/2YutNpY ), è intitolata “È risorto il terzo giorno”, a dichiarare subito il suo robusto ancoraggio al mistero pasquale e alle pagine della Bibbia che lo annunciano. Fra le altre cose sottolineo qui il fatto che questo testo richiama tutti gli aspetti salienti dell’esperienza spirituale che abbiamo vissuto senza dover fare riferimento all’utilizzo che abbiamo fatto degli strumenti digitali (se non, indirettamente, laddove parla della supplenza liturgica svolta «in parte» dalle «trasmissioni televisive»). Il che non significa negarne il ruolo, ma certamente induce a relativizzarlo. Impresa in cui è riuscito molto bene, «si parva licet componere magna», Fabio Colagrande su Vino Nuovo ( bit.ly/3fYhF6K ), nell’ultimo episodio della sua “Fantaecclesia”. Qui egli fa la caricatura di una serie di protagonisti della vita ecclesiale mentre disputano animatamente sul dopo–virus all’interno di un webinar, «organizzato dall’ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Salsiccia per assecondare la frenesia digitale del momento». Ci sono il prete «nemico giurato del web» e quello «accanito frequentatore di salotti digitali», insieme a un pastoralista altoatesino ma tridentino, che «esibisce alle sue spalle un’immensa libreria colma di tomi teologici in realtà comprati per l’occasione», e a una biblista femminista «collegata dal giardino condominiale in omaggio alla Laudato si’». Ma colei in cui tutti potremmo identificarci è suor Elvira Luganega: «collegata dalla sua clausura», commenta pungente gli interventi degli altri dimenticando di avere il microfono acceso.
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