Celebriamo oggi la solennità del Corpus Domini, la festa dell'Eucaristia - questo pasto che prendiamo insieme, che è un pasto sacramentale e che costituisce il grande manifesto della presenza di Gesù nelle nostre vite. Noi siamo un popolo generato dall'Eucaristia. Senza di essa, non ci sarebbero né Chiesa né cristiani. È grazie al perdurare di questo evento originario di Gesù, di questa memoria (che non è solo evocazione del passato ma premessa del presente e futuro), che possiamo affermare che noi viviamo.
I gesti di Gesù si fanno molto plastici. Egli prende il Pane e dice: «Questo è il mio Corpo che è dato per voi». Prende il Calice e dice: «Questo è il mio Sangue versato come segno di una Nuova Alleanza». Ed è a partire da queste frasi che noi lo ricordiamo, che abbiamo la garanzia che è con noi, tutti i giorni fino alla fine dei tempi. Perché quel pane si fa Corpo di Gesù, e corpo di una storia che viviamo in rapporto a lui. Perché quel vino si fa Sangue di un'Alleanza che poi sperimentiamo in tanti modi, ma sempre con un vincolo vivo che ci lega a Dio. Per questo non sappiamo immaginare la nostra esistenza al di fuori del dialogo con questa mensa. Questa mensa, occorre aggiungere, è una macchina per fare fratelli, è un dispositivo di comunione che sradica muri e disuguaglianze, è la soglia di un mondo nuovo.
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