Anche nella blogosfera ecclesiale l'uccisione, a opera delle forze armate statunitensi, del generale iraniano Quassem Soleimani è stata, nelle scorse ventiquattro ore, la notizia più commentata. Notizia da pagina degli "esteri", certo, ma anche notizia religiosa, giacché l'appartenenza religiosa è utilizzata, sia pure in modo semplificatorio, per caratterizzare l'identità dei soggetti politico-militari attivi in Medio Oriente. Notizia di guerra, come ogni commento dice o comunque lascia intendere, essa è stata più o meno contemporanea alla diffusione, da parte della Rete mondiale di preghiera del Papa, della videointenzione di questo gennaio ( bit.ly/2QnBiuZ ), dedicata alla promozione della pace nel mondo. La coincidenza muta a mio parere radicalmente la ricezione dell'appello papale. Il testo pronunciato da Francesco nel video, più corto del solito, recita: «In un mondo diviso e frammentato, voglio invitare alla riconciliazione e alla fratellanza tra tutti i credenti e anche tra tutte le persone di buona volontà. [...]. Preghiamo affinché i cristiani, coloro che seguono le altre religioni e le persone di buona volontà promuovano insieme la pace e la giustizia nel mondo». Le immagini a loro volta insistono su un unico tema: due uomini, uno di fronte all'altro, e tra loro una miccia accesa. La metafora è trasparente: ma altro è riferirla all'una o all'altra delle tante "guerre dimenticate" in atto (o in potenza) di cui siamo distrattamente consapevoli; altro è sapere quanto quella miccia si sia fatta improvvisamente corta, in un'area dove le esplosioni sono state, negli ultimi decenni, ripetute e rovinose. Il video del Papa si conclude con un gesto deciso da parte dei due uomini: dopo uno sguardo d'intesa, spengono la miccia sotto i propri piedi. Noi li osserviamo pensando a ciò che è appena successo a Baghdad, e la nostra preghiera si carica di angoscia.
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