Vi sarete imbattuti in un'attrice, uno scrittore, un artista che amate. La delusione è quasi certa.
Non dimenticherò mai l'incontro con quel famoso attore – non faccio nomi – interprete di un personaggio dalla virilità antica e rassicurante. Capricci sconcertanti, maleducazione e nevrosi. Una scenata alla povera cameriera del ristorante che aveva servito rucola anziché spinacini o non so cosa. Il meglio, in certi casi, sta nella "frusta" di cui si è dotati: nel backstage vedi solo sudore e umanità imperfetta. Meglio tenersi la curiosità e non sbirciare.
Incontro una volta un regista amatissimo. Non so cosa diavolo mi è preso. Lo investo con impudica ammirazione («lei è un genio!», il film «è un capolavoro!»). Lui si schermisce, è un timido naturale. Emette solo fonemi disarticolati. Se ci ripenso vorrei sotterrarmi. Oggi non gli direi nulla, a parte «buonasera» e semmai «grazie». Forse proverei a comunicargli con lo sguardo tutta la mia comprensione: hai questo gran talento, non è colpa tua, è un bel peso, ti è stato dato, ti tocca sopportare e non dilapidare.
Immaginiamo chissà che cosa, e invece la storia è sempre quella per tutti: fatica, lotte, soddisfazioni, dolore, illusioni. Qualche occasionale squarcio di felicità. Quando va bene, un po' di serenità: che con la magniloquenza del successo fa fatica ad accompagnarsi.
Avvisare le ragazze e i ragazzi.
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