Piersanti Mattarella, tv e memoria civica
martedì 7 gennaio 2020
Ci sono momenti in cui la televisione svolge appieno il suo ruolo di servizio pubblico, sia che si tratti della Rai (preposta allo scopo) che delle cosiddette tv private. È il caso, ad esempio, del ricordo di Piersanti Mattarella proposto praticamente in contemporanea in seconda serata sabato scorso da Rai 1 e Tv2000 a quarant'anni dall'uccisione del presidente della Regione Sicilia. All'interno dello Speciale Tg1 è andato in onda il documentario Piersanti Mattarella, 6 gennaio 1980, scritto da Alessandro Chiappetta, diretto da Agostino Pozzi, riproposto ieri sera su Rai Storia. Tv2000, invece, ha presentato Le carte in regola, a cura di Massimiliano Cochi, da un'idea di Vincenzo Morgante, con la regia di Lucio Ciavola. Entrambi i lavori hanno ricostruito il contesto in cui è maturato il delitto, ma soprattutto hanno raccontato l'uomo e il politico, cosa abbia rappresentato per il cattolicesimo democratico e per la Sicilia, lasciando intuire cosa avrebbe potuto rappresentare per l'Italia intera se la sua vita non fosse stata fermata a soli 44 anni da un sicario di cui ancora non si conosce il nome. Gli autori dei due documentari hanno inevitabilmente intervistato anche le stesse persone (da padre Bartolomeo Sorge a Leoluca Orlando, a Salvatore Butera), ma ognuno ha puntato su un proprio testimone a fare da trait d'union: sul versante Rai, Giovanni Grasso, biografo di Piersanti Mattarella e attuale direttore dell'Ufficio stampa del Presidente della Repubblica, ovvero di Sergio, fratello di Piersanti; sul versante Tv2000, il giovane nipote che porta lo stesso nome del nonno, che per ragioni anagrafiche non ha conosciuto, ma di cui ha colto che «dietro lo slogan “le carte in regola” c'è il voler perseverare nel tentativo di raggiungere i propri obiettivi mantenendo la schiena dritta e seguendo un percorso fatto di idee, principi e valori». I due documentari hanno così contribuito a mantenere viva la memoria e soprattutto a presentare ai giovani un uomo che, per dirla con il padre Sorge di Tv2000, si è «immolato per il bene comune e per un ideale grande, meritando il titolo di martire civile che non è assolutamente inferiore al martirio religioso come intensità di donazione».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: